Besana, una folla commossa per l’ultimo saluto a don Francesco Cameroni

Basilica romana gremita di gente e persone ancora fuori, questa mattina, ai funerali di don Francesco Cameroni, fino a pochi mesi fa responsabile della comunità pastorale Santa Caterina (ha lasciato l’incarico per malattia).
Besana, una folla commossa per l’ultimo saluto a don Francesco Cameroni

Basilica romana gremita di gente e persone ancora fuori, questa mattina, ai funerali di don Francesco Cameroni, fino a pochi mesi fa responsabile della comunità pastorale Santa Caterina, incarico lasciato per malattia (in foto il cardinale emerito Dionigi Tettamanzi benedice la bara). Il sacerdote è morto giovedì mattina, all’ospedale di Pavia, dopo l’ennesima operazione. Nato il 16 marzo 1952 a Bellano (Como), ordinato sacerdote nel 1978, si è confrontato con realtà molto diverse tra loro. La sua prima destinazione è stata la parrocchia di San Bernardo a Milano, nel difficile quartiere della Comasina, la seconda Carate Brianza, dove ha accompagnato tanti giovani, che ora lo ricordano grati, alla scoperta della vocazione.

Quindi l’arrivo a Robecchetto, dove si è confrontato per la prima volta con l’esperienza della comunità pastorale. Ai funerali, alle 10 di oggi nella basilica romana minore dove è stata allestita la camera ardente e dove ieri sera si è tenuta la veglia di preghiera, sarà presente l’arcivescovo emerito Dionigi Tettamanzi, che nel 2006 gli aveva assegnato l’impegnativo compito di riunire le sei parrocchie di Besana.

Il sindaco Sergio Cazzaniga, che perde un amico, oltre che il sacerdote che accolse in città durante il suo primo mandato amministrativo, ha proclamato per oggi il lutto cittadino: «Di don Francesco ricorderò sempre l’attenzione verso i più deboli e la testimonianza di chiesa ecumenica per cui a volte è andato incontro a ingiuste critiche».

«Viveva con passione – dice Marco Crippa, responsabile laico dell’oratorio di Montesiro – le questioni inerenti le giovani generazioni. Fin dai tempi del suo operato a Milano ha sempre avuto un’attenzione particolare per gli adolescenti e i giovani più problematici: tra loro si sentiva “prete-missionario di periferia”».

«Mi ha insegnato – dice Cristiana Ruffinoni, responsabile della Caritas di cui don Francesco era il presidente – soprattutto a non fare mai sentire sole le persone. E’ anche grazie a lui che ha aperto il centro di ascolto di Calò. Ci mancherà tantissimo».

Per Gianpietro Esposito, membro della commissione parrocchiale di Besana, ci sono almeno altri due ambiti a cui don Francesco ha dato il suo determinate impulso: «Ha introdotto la visita dei laici alle famiglie – dice – in uno spirito comunitario, consentendo l’incontro tra persone di parrocchie diverse. E poi ha voluto l’adorazione eucaristica comunitaria a cadenza mensile nella chiesa di Cazzano, per pregare per le nuove vocazioni e il sostegno ai sacerdoti».

«Ora che non c’è più – così Roberta Carena, una delle catechiste – ci rendiamo conto di quello che ha fatto per noi. Ha ricevuto un compito difficile, e forse non è stato sostenuto a sufficienza da tutti».