Un anno fa, quando erano in cerca del luogo perfetto per unirsi in matrimonio, hanno scoperto su internet il maestoso faggio pendulo di Villa Filippini. È stato subito amore, anche se a distanza, per la location da sogno scelta ogni anno da decine di altri sposi. Così, lo scorso inverno, quando sono venuti a Besana da Londra per vederlo dal vivo, è stato uno shock trovarsi davanti il gigante verde collassato su se stesso (leggi la notizia).
Davide Fumagalli, nato quarantatré anni fa a Carnate ma da diciotto anni in Gran Bretagna, e Sharon Renwick, quarantaquattro anni, scozzese, entrambi residenti a Londra, dove lavorano nel settore alberghiero, non speravano quasi più che l’albero che li aveva stregati potesse “rinascere” in tempo per il giorno delle nozze. E invece, il bicentenario Nonno faggio, come in tanti a Besana chiamano l’albero monumentale che è diventato uno dei simboli della città, ce l’ha fatta ed è tornato ad accogliere sotto la sua chioma le unioni civili.
Il matrimonio di Davide e Sharon, celebrato venerdì mattina da Dario Redaelli, è stato il primo dall’improvviso crollo che lo scorso 30 ottobre aveva commosso l’intera città. In tanti, saputo della cerimonia, venerdì mattina hanno raggiunto Villa Filippini. Felici per gli sposi, certo, ma ancora di più per aver riavuto il loro caro vecchio faggio, che ora ha la chioma squartata e le radici protette da grossi bendaggi, è vero, ma che è pur sempre ancora in grado di regalare momenti unici a chi lo sceglie per il sì che è per sempre.
L’amministrazione comunale, che nei mesi scorsi aveva chiesto l’intervento di agronomi per salvare il vecchio faggio da un destino che sembrava segnato, ora posizionerà nel parco un cartello che racconterà la storia del Nonno e una passerella in legno che proteggerà le sue radici, troppo deboli per poter essere calpestate come un tempo. «È stato traumatico vederlo a terra questo inverno – confessa Davide mentre aspetta la sua Sharon che arriva sotto la chioma accompagnata dal suono delle cornamuse – e siamo felici di non aver dovuto scegliere un altro posto per il matrimonio».