Una sentenza della Corte dei conti di qualche settimana fa ha rivelato che l’ospedale San Gerardo di Monza si è fatto rimborsare oltre 80mila euro da una dipendente dell’azienda ospedaliera monzese per aver svolto, senza alcuna autorizzazione, «attività retribuita presso terzi dal 2001 al 2010».
Al termine delle verifiche da parte del nucleo speciale spesa pubblica e repressioni frodi comunitarie della Guardia di finanza di Monza era emerso che la donna, 45 anni, lavorava contemporaneamente per il nosocomio monzese e nei centri medici Mida service srl di Barlassina e New medical srl di Monza, oltre che per la onlus Rosa blu di Ronco Briantino, dai quali, negli anni sotto inchiesta, aveva percepito la somma di oltre 175mila euro, regolarmente inseriti nella dichiarazione dei redditi.
La donna, una volta scoperta, non ha mai negato l’evidenza sia davanti agli uomini della Polizia tributaria sia davanti alla commissione disciplinare dell’ospedale monzese, specificando come avesse dovuto svolgere più lavori contemporaneamente per «le difficoltà economiche familiari». Da qui la richiesta del San Gerardo alla dipendente: «Restituisci i 175mila euro che hai ottenuto dai doppi e tripli lavori».
La Corte dei conti ha alla fine condannato la dipendente che però non dovrà versare tutti i soldi richiesti ma poco meno della metà: 84mila euro. I giudici contabili hanno infatti fatto pesare alcune variabili: «L’ineccepibile curriculum professionale, il suo leale riconoscimento della condotta contra legem, la qualifica non apicale della dipendente (che può comportare una non adeguata conoscenza della applicazione del regime delle incompatibilità sul quale l’azienda ospedaliera non ha svolto attività formativa/divulgativa)». Tutte situazioni che hanno concorso ad abbassare la somma da restituire al nosocomio monzese.
Un caso analogo a quello registrato a Concorezzo, dove tre professionisti della guardia medica sono stati denunciati per aver svolto un doppio lavoro non comunicandolo all’azienda.