Due anni e mezzo di mail, telefonate e messaggi: un “assedio” per un amore finito. Ma questa volta (e per una volta) a subire è stato lui. Ma a pagarne le conseguenze, almeno dal punto di vista legale, è lei, la ex dal cuore infranto che non voleva farsi una ragione di quella storia terminata sull’asse Napoli – Cesano.
Accusata di molestie continuate la donna è stata condannata giovedì a Monza a tre mesi d’arresto con pena sospesa. Decine le querele presentate dall’ex, un cinquantenne. Non ne poteva più dell’invasione di mail, e poi delle telefonate e dei messaggi sms della donna conosciuta durante una trasferta di lavoro.
«Sì, abbiamo avuto una relazione – ha detto l’uomo al giudice, Francesca Bianchetti – ma poi abbiamo deciso di troncare di comune accordo». “Comune” forse per lui. Ma lei ci ha evidentemente ripensato. Mostra una mazzetta di fogli spessa almeno 5 centimetri: «Sono tutte le mail che mi ha mandato» dice. Cosa scriveva? «Di voler tornare insieme». Ovviamente. Poi negli ultimi mesi le cose sono cambiate: «Ha continuato a scrivere e telefonare – dice – ma più per farmi gli auguri…» e non si sa di cosa.
Tra il parterre femminile dell’aula di tribunale le coscienze sono spaccate. La disperazione della donna fa il paio con l’esasperazione dell’ex, vittima della «petulanza esuberante» della già amata. Anche il pm, come il giudice, fa parte di quel “parterre” ma ovviamente il lavoro è lavoro. L’accusa chiede 2 mesi di condanna. L’avvocato difensore (una donna) la sospensione della pena. Il giudice si ritira con il codice tra le mani e torna poco dopo con il verdetto: pena di 3 mesi e sì alla sospensione.