Comune e Questura come una “Casa accogliente”: in municipio, a Monza, il sindaco Paolo Pilotto e il questore Marco Odorisio hanno firmato lunedì 13 novembre, un “Protocollo di collaborazione per la realizzazione di spazi di ascolto” di vittime di reato presso la Questura di Monza e della Brianza.
Una sottoscrizione che di fatto dà “forma e stabilità” a una iniziativa in corso di sperimentazione da gennaio, nata dalla volontà, condivisa anche dalla Procura della Repubblica brianzola, che prevede l’affiancamento di mediatori e operatori sociali esperti nell’ascolto delle vittime vulnerabili dell’Ufficio di Giustizia Riparativa e Ufficio Vittime del Comune di Monza ad operatori dell’Ufficio Denunce della locale Questura.
Monza, ascolto delle vittime di reato in Questura e negli spazi del Centro civico comunale
Da gennaio è stato istituito in questura un presidio stabile, la “Stanza dell’ascolto”, aperto il lunedì, il mercoledì ed il venerdì, dove, in parallelo alla acquisizione delle denunce, esclusiva del personale della Polizia di Stato, operatori esperti nell’ascolto delle vittime vulnerabili dello Sportello Vittime del Comune di Monza, accolgono, su base volontaria, le vittime di reato offrendo loro un primo momento di ascolto, invitandole poi nella sede comunale di via Cederna, presso il Centro civico, a un secondo incontro dove è possibile ricevere un’informativa sui diritti, un sostegno psicologico, un accompagnamento educativo, un orientamento e accompagnamento alla rete dei servizi territoriali (sociali e specialistici), sulla possibile partecipazione ai programmi di giustizia riparativa.
Monza, cosa prevede il protocollo firmato in municipio a Monza
Il protocollo prevede che: “per una persona che si presenta in Questura, il primo contatto deve essere sempre con la Polizia. Il momento di raccolta della denuncia-querela e il momento di ascolto delle vittime sono temporalmente e spazialmente distinti, senza che possano esserci interferenze. Durante la raccolta della denuncia è presente solo il personale di Polizia addetto”. Così come: “durante il colloquio nella Stanza dell’Ascolto sono presenti solo gli operatori del Comune”.
E poi: “Il personale di Polizia accompagna la persona nella Stanza dell’Ascolto riferendo esclusivamente il fatto denunciato. L’operatore di Polizia che raccoglie la denuncia-querela può presentare al denunciante l’opportunità di un accesso alla Stanza dell’Ascolto qualora ravvisi nella persona dei bisogni emotivi, relazionali o sociali o si renda conto che il fatto denunciato ha avuto un impatto particolarmente significativo o ha implicazioni valoriali, relazionali sul denunciante. L’accesso alla Stanza dell’Ascolto è volontario, confidenziale, gratuito. Nella Stanza dell’Ascolto non vengono raccolte le generalità della persona, che viene identificata solo tramite il suo nome per facilitare il dialogo”. “Alla persona, viene offerto un primo momento di ascolto circoscritto all’esperienza oggetto della denuncia, ai vissuti, e alle conseguenze emotive derivatene. L’ascolto può avere anche la funzione di orientare la persona verso il servizio ritenuto più adeguato qualora emergano istanze specifiche da rivolgere ad altri attori istituzionali. A conclusione del colloquio, l’operatore della Stanza dell’Ascolto offre la disponibilità ad un ulteriore contatto presso la sede dell’Ufficio del Comune, sito all’interno del Centro Civico Cederna Cantalupo, di via Cederna 19 a Monza.”
Monza, vittime di reato: in sessanta da gennaio hanno chiesto supporto allo Sportello
Da gennaio al 31 ottobre 2023, sono stati sessanta (dei quali 29 uomini) i cittadini che dopo avere sporto denuncia hanno chiesto sostegno e supporto degli operatori dello Sportello. La fascia d’età più rappresentata è quella tra i 36 e i 55 anni (43%), poi tra i 56 e i 70 (32%), l’undici per centro oltre i settant’anni, il 7% tra i 18 e i 25 anni così come tra i 26 e i 35. Nel 45 per cento dei casi il motivo della denuncia riguarda reati contro il patrimonio, il 41% contro la persona, il 14% non costituiscono reato. Un “approccio integrato” che ha consentito “di limitare al massimo le situazioni di cosiddetta vittimizzazione secondaria”, spiega la Questura – e ha fatto al contempo registrare un’evidente ricaduta positiva sulla qualità della quotidiana attività degli operatori di Polizia preposti all’Ufficio Denunce, nonché un apprezzamento degli utenti della Questura.
Monza, i risultati dell’iniziativa di ascolto delle vittime di reato supervisionati dall’Università Bicocca
I risultati dell’iniziativa sono supervisionati da un’equipe di esperti dell’Università Bicocca di Milano, coordinata dal professor Adolfo Ceretti (Ordinario di Criminologia e Docente di Mediazione reo-vittima nell’Università di Milano-Bicocca; dal 1998 responsabile dell’Ufficio per Giustizia Riparativa e per la Mediazione del Comune di Milano), che si occuperà di fornire una prima validazione scientifica dei dati complessivi raccolti al 31 dicembre.
Monza, dal Comune gli esempi di storie di ascolto di Agnese e Michele
Tra le tante storie di disagio intercettate dagli operatori del Comune, portati due casi rappresentativi con nomi e storie modificati “per opportune ragioni di tutela delle vittime accolte”: la vicenda di Agnese, giovane che ha deciso di denunciare il suo ex dopo anni di sudditanza psicologica che ha fatto emergere l’importanza del lavoro di raccordo tra i servizi. E poi il caso di Michele, che ha descritto il lavoro svolto nelle due stanze, della legge e dell’ascolto e di validare il modello.
Lo sviluppo del progetto è stato favorevolmente accolto dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato ed esteso – attraverso un collegamento diretto con i protocolli operativi della Rete Antiviolenza Artemide di Monza e Brianza e CIPM Milano – alle vittime di violenza domestica, stalking e cyberbullismo le cui istanze vengono trattate dalla Divisione Anticrimine della Questura per i profili di possibile applicazione dell’Ammonimento del Questore nell’ambito del cosiddetto “Protocollo Zeus”.