Arcore, ancora guai per la sinistra: si dimette Piero Tieni

Il giovane coordinatore del Pd accusa il sindaco Rosalba Colombo e la sua fedele giunta di prendere decisioni senza confrontarsi con la base. Come fa Renzi. E Berlusconi si prende la sua vendetta
Arcore, ancora guai per la sinistra: si dimette Piero Tieni

“Se non posso averla io non l’avrà nessuno”, dice l’amante tradito. E in settimana c’è chi giura di aver sentito l’eco arrivare dalle finestre di villa San Martino. Il Pd ha osato soffiare la bella Arcore al centrodestra ma oggi la bufera si abbatte su di lui come la vendetta di Silvio Berlusconi.

In settimana a sottolineare una crisi di segreteria conclamata da mesi sono state le dimissioni del coordinatore Piero Tieni, un giovane del partito. Deluso dalla piega renziana e indignato per quella “dolorosissima supposta” che è il Jobs Act, Tieni rivede nell’amministrazione arcorese le stesse pecche dell’Esecutivo italiano.

La critica è chiaramente diretta al sindaco Rosalba Colombo e alla sua fedele giunta, accusate di prendere decisioni senza confrontarsi con la base.

“La sensazione che ho provato in quest’anno -si legge nell’accorata lettera di dimissioni-  è che il partito locale e il suo segretario siano tollerati solo se si fanno strumento di propaganda dell’azione amministrativa. L’elaborazione politica non nasce all’interno del partito per poi essere messa in atto con provvedimenti concreti, ma è chi amministra che presenta progetti”.

Un esempio su tutti, per l’ex segretario è il caso dell’Area Falck, un progetto gestito dal primo cittadino con redini serrate su cui “venivamo messi al corrente con riunioni di maggioranza quando il progetto era già allo stadio avanzato”.

Prevedibile poi un riferimento ai “caduti” in questo triennio di governo. Che sia la maledizione del Cavaliere o che il volitivo sindaco ci abbia messo del suo, le dimissioni registrate in maggioranza consumano le dita di una mano e quasi anche quelle dell’altra. Tra gli assessori, Lorenza Caroli, Raffaele Mantegazza, Maurizio Bedendo. Tra i consiglieri, il capogruppo Maria Rosa Brioschi, Enrico Casali e Carlo Zucchi, volto nuovo con il pallino dell’urbanistica sul quale sembrava che il partito volesse puntare.

A questo punto la squadra, dice Tieni, dovrebbe forse soffermarsi a riflettere e non trincerarsi dietro affermazioni assertive e perentorie.

Ma il metodo decisionista dell’amministrazione, che dall’altro lato viene visto come garanzia di concretezza governativa, non è l’unico motivo di scontento per democratici come Tieni. Oltre alla forma c’è una questione di sostanza che finora nessuno ha esplicitato ma che sembrerebbe avere a che fare con l’uscita di scena di Brioschi, Zucchi e Tieni stesso.

Si tratta del progetto per il recupero della settecentesca villa Borromeo (nella foto sotto il titolo) che impegnerà l’amministrazione comunale con 10-11mila euro totali in canoni semestrali per 20 anni.

Potrebbe riferirsi a quello Tieni, quando scrive: “progetti importanti che impegneranno significativamente l’intera città per i prossimi decenni, devono poggiare su basi solidissime rappresentate anzitutto da uno stretto patto con i cittadini fatto alla luce del sole”.

La vendetta di Silvio, insomma, potrebbe passare per la villa Borromeo, quella che, secondo inconsistenti leggende metropolitane, avrebbe voluto per sé negli anni ’70. Niente da fare allora, niente da fare oggi, secondo il sindaco: “il partito è forte e coeso”.

Valeria Pinoia