Milano ha firmato un patto mondiale che impegna a trasformare una parte di città a zero emissioni entro il 2030. Monza arranca in coda al rapporto di Legambiente sull’ecosistema urbano.
E l’inizio di novembre ha riservato livelli di Pm 10 ampiamente sopra la soglia d’allarme (84,7 microgrammi per metro cubo il 2 novembre, 83 il 4 novembre), prima dell’arrivo della pioggia.
Sindaco Dario Allevi, è possibile immaginare in città una rivoluzione antismog?
Un problema così complesso deve per forza essere affrontato con un approccio multidisciplinare: il “Piano delle Azioni per le Energie Sostenibili” (Paes) è stato votato all’unanimità dal consiglio comunale nel 2014 e sono in corso i monitoraggi sulle diagnosi energetiche per i nostri edifici pubblici. Partirà a breve la sperimentazione già avviata nel quartiere Libertà per promuovere iniziative a tutela dell’ambiente, anche riducendo l’inquinamento acustico, grazie al bando europeo finanziato nel 2016 nell’ambito dell’asse LIFE +: questo sarà un test importante per eventualmente individuare altre aree dove studiare forme di mobilità più sostenibile. Lo stesso vale per il Piano della Mobilità dolce e per la realizzazione delle piste ciclabili: in via Borgazzi e in corso Milano si sta già lavorando in questa direzione.
Quali i provvedimenti immediati o più urgenti?
Il riscaldamento, per esempio. Le politiche intraprese da Regione Lombardia sull’incentivazione sono essenziali: serve proseguire con una forte spinta che arrivi da enti locali e regionali in primis, ma soprattutto dallo Stato perché si possa ragionare in una vera ottica di efficientamento energetico rendendo gli edifici, pubblici e privati, sostenibili dal punto di vista ambientale. L’incentivazione serve per agire sul nuovo, ma non basta: la vera scommessa è puntare sul rinnovamento del patrimonio immobiliare esistente. Questa è la vera priorità di questi anni.
Come è messa adesso Monza e quale direzione vuole prendere?
La classifica di Legambiente conferma un posizionamento non positivo. Desidero sottolineare che lo studio non ha monitorato la percentuale di superficie verde che, grazie soprattutto al Parco, fa della nostra città uno dei capoluoghi più green d’Italia. È necessario lavorare di più, con misure strutturali e non estemporanee sul tema delle emissioni. C’è bisogno di investire, di reimpostare politiche concrete: c’e molto, molto da fare.
Metropolitana: paradossalmente il nuovo mezzo di collegamento non porterà altre auto in città?
Costituirà per molti studenti e pendolari una valida alternativa all’auto privata: si tratta di un cambiamento epocale per la nostra città, ma ci sono le condizioni per far sì che si possa evitare l’uso dell’auto integrando le migliori best practice, dal car-sharing allo scooter-sharing fino al potenziamento delle bicistazioni in città. Lavorare sulla realizzazione dei parcheggi di interscambio sarà l’altra importante sfida per evitare l’ingresso di nuovi veicoli in centro.
Cosa chiede ai suoi cittadini?
È importante agire sui comportamenti quotidiani di ciascuno e sulle scelte di responsabilità civica e ambientale che ogni giorno compiamo. Una coscienza ambientale matura è ormai un fattore sempre più diffuso in tutti noi, che aumenta la sensibilità e stimola comportamenti virtuosi con l’obiettivo di ridurre gli sprechi delle risorse naturali che, come sappiamo, non sono infinite.
Cosa chiede ai suoi colleghi?
Insieme ai Sindaci di Anci Lombardia e in collaborazione con Regione stiamo mettendo in campo le misure antismog previste dall’”Accordo di bacino padano per la qualità dell’aria”. Sono misure emergenziali, ma mi pare serva un cambio di passo se già da ottobre i Comuni più grandi si trovano con il PM10 sopra i limiti.
Il sindaco Beppe Sala in un’intervista ha detto che «da Milano deve partire la rivoluzione del rallentamento». Anche Monza può rallentare?
Forse, più che rallentare si può insieme costruire un nuovo modello di città basato sul green e sulla tecnologia come leve di modernità, da applicare anche alla mobilità. È una sfida interessante, per la quale mi piacerebbe coinvolgere il mondo delle Università e delle categorie professionali alla ricerca del “giusto passo” e dei corretti stili di vita capaci di coniugare sviluppo e sostenibilità.