Strangolata dal Governo Renzi: potrebbe finire così la Provincia di Monza. Se saranno confermate le cifre dei tagli ai bilanci delle aree vaste previste per il 2015 praticamente tutti i servizi in Brianza saranno a rischio. Lo Stato, infatti, pare deciso a incassare 19.400.000 euro dai tributi riscossi da via Grigna attraverso l’addizionale sulla tassa rifiuti e sulle immatricolazioni dei veicoli oltre che sulla Rcauto che consentono all’ente di funzionare. La decurtazione rappresenterebbe il 30,2% della media della spesa corrente effettuata dal 2010 al 2012, percentuale che farebbe balzare Monza in testa alla classifica dei territori più penalizzati in Italia.
I conteggi, effettuati con parametri nuovi che considerano la superficie, la popolazione, la presenza di montagne, la capacità di imposizione fiscale, dovrebbero essere ufficializzati nelle prossime settimane attraverso un decreto. Per ora sono stati contestati dall’Unione delle province italiane che fa notare come non sia corretto calcolarli sui bilanci del 2010 dato che dal 2012 in poi i trasferimenti statali sono già stati ridotti drasticamente e hanno causato il dissesto finanziario di alcuni territori.
«La nostra Provincia – commenta il presidente Gigi Ponti (a sinistra nella foto, con l’ex presidente Allevi) – è vittima dei tagli, la cui applicazione genera solo ingiustizia. Stiamo controllando i conteggi che il ministero ha fatto per formulare una contrazione così pesante per noi: è ormai evidente che più gli enti si sono sforzati di fare economia negli anni passati, ed è il caso della Brianza, più si trovano a pagare un conto salato». Costringendo così il presidente alla più amara delle constatazioni: «Essere virtuosi è diventato un fattore penalizzante: siamo al paradosso».
«Il problema – prosegue il presidente della Provincia di Monza e Brianza- è talmente grave da non pesare più sulle responsabilità degli amministratori locali: pesa direttamente sui cittadini che subiscono la riduzione dei servizi cui hanno diritto a partire dai trasporti e dalla manutenzione di strade e scuole». La riforma Delrio, intanto, stenta a decollare: entro il 31 marzo le singole regioni avrebbero dovuto approvare la legge per la redistribuzione delle competenze che saranno tolte alle aree vaste: in poche, però, hanno rispettato la scadenza.
In Lombardia non c’è traccia del provvedimento mentre potrebbe aprirsi un contenzioso tra il Pirellone e i dodici territori: Roberto Maroni, infatti, dopo aver proclamato per mesi l’intenzione di lasciare quasi tutte le funzioni agli enti intermedi e dopo aver trasferito loro la competenza sul rilascio dei documenti alle agenzie di autobus, ha successivamente innestato la retromarcia a causa del mancato accordo sulla decurtazione ai contributi regionali.
«Il Governo – spiega il presidente lombardo – ha tagliato il 100% dei trasferimenti alle province, molte regioni hanno ridotto i loro stanziamenti fino all’80%: noi, invece abbiamo proposto di portarli da 214 a 205 milioni, con un intervento sostenibilissimo, eppure hanno rifiutato». Ecco, allora, la contromossa: «Ci riprenderemo – promette il governatore – tutte le competenze perché le province non riescono a fare più nulla. Dato che non possono andarci di mezzo i cittadini, questa è la soluzione migliore». E questo è il nuovo punto di arrivo dell’altalena su cosa ne sarà delle province lombarde e dei loro compiti rispetto ai cambiamenti imposti dalla Delrio. Ma c’è anche chi rimette la palla davanti ai piedi di Maroni, in Regione.
La presa di posizione è criticata per esempio dal Partito democratico: «Maroni – attacca il capogruppo regionale Enrico Brambilla, ex sindaco di Vimercate per due mandati – mostra i muscoli mentre è in difetto, dato che la Regione, a differenza di altre, non ha ancora approvato la legge di organizzazione delle nuove province. Si tratta di un ritardo grave e non giustificato in quanto stiamo parlando di servizi importanti per i cittadini e di tanti dipendenti che attendono risposte. Il governatore – è la sua conclusione – eviti i diktat e faccia presto ciò che gli compete».