Una sconfitta che brucia, che mette a rischio la più grande operazione amministrativa messa in campo dall’esecutivo guidato dal sindaco Alberto Rossi. Il Tar della Lombardia, sezione prima, ha cancellato l’integrazione societaria tra Aeb e A2A annullando la delibera del Consiglio comunale di Seregno, la numero 17 del 20 aprile 2020, che, in piena pandemia, approvava le nozze tra il colosso energetico milanese e la multiutility brianzola.
Dopo l’udienza di merito svoltasi mercoledì 2 dicembre, a seguito dei ricorsi di Tiziano Mariani, capogruppo di Noi per Seregno in consiglio comunale, nonché di Marco Fumagalli, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, e di alcune imprese (tutti e tre i ricorsi osno stati accolti), la sezione prima della sede milanese del Tribunale amministrativo, che in primavera aveva concesso una sospensiva della delibera approvata dal consiglio comunale il 20 aprile, che aveva spianato la strada ad un accordo, sospensiva rimossa alla fine di agosto dal Consiglio di Stato, si è riservata una decisione che è stata resa nota dalla pubblicazione della sentenza lunedì 15 febbraio.
A mettere nei guai la giunta seregnese la scelta di non procedere con «la procedura di evidenza pubblica», scelta che deve ritenersi, secondo i giudici amministrativi, «illegittima». «Accertato l’obbligo del ricorso alla procedura di evidenza pubblica, per l’attribuzione alla società conferente di una partecipazione societaria quale corrispettivo per il conferimento di beni in natura alla società conferitaria – si legge nel dispositivo della sentenza – , il Collegio ritiene di non poter condividere l’argomento dell’infungibilità dell’operazione di integrazione societaria e industriale, utilizzato dal Comune di Seregno per giustificarne la deroga». «Dalla documentazione allegata alla deliberazione consiliare impugnata, risulta che il Comune di Seregno ha perso il controllo della Aeb spa., il quale, ai sensi dell’articolo 2359, comma terzo, del codice civile, all’esito dell’operazione di integrazione societaria e industriale in oggetto,è̀ confluito in capo alla A2a s.p.a., in virtù della notevole influenza da questa esercitata sulla Aeb spa e sulle società dalla stessa controllate».
«Per tale ragione – commentano i giudici – non può ritenersi sufficiente a derogare alla regola dell’evidenza pubblica la mera valutazione della convenienza economica e strategica dell’operazione societaria, ma occorre dimostrare che l’interesse pubblico non può che essere soddisfatto in via esclusiva dall’unico operatore presente sul mercato di riferimento. Non possono dunque considerarsi esaustivi i generici argomenti utilizzati dal Comune di Seregno nella deliberazione impugnata, per cui gli obiettivi di sviluppo e di integrazione strutturale tra i gruppi sarebbe “possibile proprio e solamente in virtù della peculiare continuità delle rispettive aree di operatività”, del consistente apporto degli asset aziendali, dell’importanza delle politiche espansive intraprese e degli investimenti programmati da A2a s.p.a. nei territori contigui nei quali opera, in quanto il Comune di Seregno, in ossequio dei principi di pubblici e di trasparenza, avrebbe dovuto quantomeno esperire un’indagine di mercato per sostenere le circostanze eccezionali che giustificherebbero l’individuazione della A2a s.p.a. come l’unico partner industriale interessato all’operazione di integrazione industriale».
L’operazione che ha portato all’integrazione tra Aeb ed A2A era di nuovo nell’occhio del ciclone a fine anno quando la Procura della Repubblica di Monza aveva inviato nella sede della società seregnese ufficiali della Polizia giudiziaria appartenenti alla Compagnia della Guardia di finanza ubicata in via Mameli, per la notifica di un invito a «consegnare copia di documentazione nell’ambito di un procedimento contro ignoti», come recita una succinta nota che la stessa Aeb aveva prodotto, in replica a una sollecitazione del Cittadino, dopo le voci nel merito che erano in circolazione in città. «Aeb – continua la breve comunicazione – con spirito di massima collaborazione e trasparenza, si è adoperata per fornire la documentazione richiesta».
Sulla vicenda viene mantenuto il massimo riserbo. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti vi sarebbe il matrimonio di Aeb con il colosso lombardo del settore, diventato effettivo all’inizio del mese di novembre, in coda ad un confronto tra le parti cominciato soltanto nell’autunno del 2019 e suggellato dall’assemblea dei soci in aprile, prima che vari ricorsi al Tar ed al Consiglio di Stato imponessero un allungamento dell’iter, che nelle intenzioni sarebbe dovuto approdare al traguardo in luglio.