A renderla celebre ci ha pensato Paolo Villaggio nei suoi sketch e nei suoi film, ma come tanti usciti dalle imprese della Brianza è un pezzo da museo del design: la poltrona sacco su cui Fracchia non era in grado di sedersi, piantata come una trappola per impiegati negli uffici dei dirigenti aziendali di turno.
Quella poltrona ha un nome, un indirizzo e persino un padre, morto giovedì 13 aprile a Grosseto:l’architetto e designer Piero Gatti. Torinese di nascita, ha a lungo lavorato a Milano prima di trasferirsi nel Grossetano, dove è mancato a 77 anni a causa di una malattia. Insieme a Paolini e Teodoro aveva battezzato la poltrona “Sacco” all’atto di nascita, nel 1968, affidandola alle cure di produzione dell’azienda Zanotta di Nova Milanese: un progetto all’avanguardia, ai tempi, quel sacco pieno di palline di polistirolo e rivestito di tanti colori, al punto di meritarsi il Compasso d’oro nel 1970 (il massimo riconoscimento nazionale nel design) e quindi guadagnarsi uno spazio al Moma di New York nel 1972.