A Seregno c’è un ladro di calici che ha colpito nelle chiese e in abbazia: tre furti in pochi giorni

Santa Valeria, basilica San Giuseppe e abbazia San Benedetto: sono queste le tre chiese di Seregno dove, negli ultimi giorni, un ladro ha colpito, rubando i calici usati dai sacerdoti per celebrare la messa.
L’altare senza calici
L’altare senza calici

Tre furti, in tre settimane, in tre chiese di Seregno, dalle quali sono stati sottratti tre calici per la celebrazione dell’eucaristia. Un bilancio che ha rattristato e sconsolato i sacerdoti locali. I furti in basilica San Giuseppe e in abbazia San Benedetto sono avvenuti all’interno della sacrestia, mentre quello registrato al santuario di Santa Valeria si è verificato all’altare maggiore poco prima del funerale di un defunto da parte del vicario parrocchiale don Giuseppe Colombo.

In basilica San Giuseppe, il sacrestano Giuseppe Colombo, aveva preparato il calice di don Samuele Marelli, una ventina di minuti prima della messa accanto alla casula. «Il tempo di scendere a deporre in un minuto un oggetto nel confinante scantinato – ha riferito il sacrista – e, appena risalito, ho subito notato che sull’ampio tavolone il calice era scomparso. Al momento ho pensato fosse stato portato all’altare dal sacerdote di turno per la messa, invece, la sorpresa è stata amara per il celebrante don Samuele Marelli». Il calice era stato donato a don Marelli, il giorno della sua prima messa, dal suo parroco che si era privato a sua volta dello stesso oggetto ricevuto in dono nella sua stessa occasione.

A Seregno c’è un ladro di calici che ha colpito nelle chiese e in abbazia: tre furti in pochi giorni
Il calice rubato in basilica san Giuseppe

In abbazia San Benedetto la sottrazione del calice è avvenuta nel giorno in cui non era in servizio il sacrestano e la cura delle celebrazioni era governata da un monaco che in quel frangente era, probabilmente, assente dalla sacrestia. L’abbazia, nel recente passato è già stata oggetto di furti con la sottrazione di altri due calici di cui uno dell’abate emerito dom Valerio Cattana. Da parte dei monaci non ci sono stati commenti particolari, ma solo rassegnazione.

Il responsabile della comunità pastorale san Giovanni Paolo II, monsignor Bruno Molinari, interpellato al proposito ha detto: «Sono gesti che fanno sempre male. Sono un segno di disistima. Chi ha sottratto questi oggetti probabilmente ha pensato che avessero un valore commerciale e di poter recuperare qualche euro. In realtà il valore è solo affettivo perché sono regali o doni o ricordi di altri sacerdoti».

Poi ha proseguito: «Certo è che di questi tempi le chiese sono continuamente sotto tiro, soprattutto verso le cassette delle offerte a cui in molti puntano. Cassette che vengono svuotate tutti i giorni e per recuperare qualche euro è più il danno che arrecano di quello che ritrovano all’interno». Piuttosto seccato don Giuseppe Colombo: «Salire sull’altare e rubare il calice pochi attimi prima della messa è deplorevole. Sono rimasto male perché ho perso un oggetto cui ero molto affezionato in quanto mi era stato regalato dalla mia parrocchia d’origine. Nella chiesa i furti sono continui. Dalla cassetta delle offerte davanti al presepe e la centralino delle luci a dicembre, al cestino delle offerte domenicali e addirittura sottrarre il borsello di un fedele mentre partecipa alla messa. Ci sono le telecamere ma probabilmente non basta».