Il barbaro assassinio dell’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, e del giovane carabiniere Vittorio Iacovacci, ha colpito anche emotivamente il nostro Paese.
Ma, con ancora più forza, come era naturale che fosse, questo fatto drammatico ha segnato il territorio nel quale Attanasio era cresciuto: la Brianza. Solidarietà, intraprendenza, impegno, testimonianza: questi, ad ascoltare il profondo ricordo che di lui hanno dato gli attori istituzionali e non solo che hanno avuto il privilegio di conoscerlo personalmente, erano i valori che lo contraddistinguevano. Valori che rispecchiano fedelmente il portato culturale di una terra per la quale Attanasio rappresentava un elemento di orgoglio: un uomo preparato e brillante, un padre di famiglia, che a soli 43 anni, grazie ai propri sacrifici, già aveva impresso le proprie tracce nel mondo, divenendo uno degli ambasciatori più giovani del pianeta.
Questa bellissima storia, purtroppo, non ha avuto un lieto fine. Domandarsi perché non è forse cosa consona a questo piccolo e modesto spazio di riflessione. Di più lo è, invece, il ricordo. Di una vita finita troppo presto, certo. Ma che, in un momento di difficoltà per tanti giovani, alle prese con le incertezze della pandemia e con gli interrogativi sul futuro, può, senza dubbio, essere un valido e positivo esempio.