Gli imprenditori brianzoli stanno già facendo il calcolo di quanto potrebbe costare, in termini economici, il conflitto russo-ucraino: tanto. Come nel resto del Vecchio Continente. Il dramma di Kiev, però, una cosa potrebbe averla insegnata: che il futuro dell’Europa dovrà essere sempre più autonomo rispetto alle politiche degli Stati Uniti. Ai quali, ultimamente, dei partner europei (e non solo: l’Afghanistan insegna) sembra importare pochino.
Negli ultimi anni, a dire il vero, pareva ci si stesse arrivando. Poi, uscito di scena il “cattivo” Trump, i leader dell’area Ue sono tornati a recitare all’unisono il copione scritto a Washington, per poi pagarne (da soli) le conseguenze. Così, se la guerra è da condannare senza se e senza ma, che la Russia non potesse tollerare basi Nato ai suoi confini era chiaro e sarebbe stata una scelta di buon senso forzare l’Ucraina al rispetto degli accordi di Minsk, anziché spingerla alla rottura per poi abbandonarla al proprio destino. Evidentemente tra le élite liberal-progressiste occidentali continua a serpeggiare la convinzione di essere le uniche depositarie di una “civiltà del bene” da esportare. Atteggiamento che, con uno scenario mondiale caratterizzato da realtà geopolitiche con velleità sempre più importanti (Cina inclusa, occhio a Taiwan), è come minimo irresponsabile. Le conseguenze le abbiamo davanti agli occhi.