Uno dei momenti più importanti e sentiti durante i due giorni di festa alla Casa della Carità di Seregno è stato, domenica 18 settembre, la consegna del premio riservato ai seregnesi che più si sono distinti nella lotta alle varie forme di povertà. Quest’anno il premio è stato assegnato ad un cittadino già molto conosciuto: Giuseppe Colombo, presenza fondamentale nella comunità locale e non solo, secondo Gabriele Moretto e Luigi Losa rappresenta un personaggio imprescindibile per il cammino che la Caritas ha fatto negli anni, anticipando anche il metodo di lavoro attuale. «Io sono stato impegnato come responsabile decanale per diverso tempo, dagli anni novanta in poi -racconta Colombo-: prima ho operato nel decanato di Seregno e Giussano, poi in quello di Seregno e Seveso, ultimamente ho lasciato l’incarico decanale perché ormai da tanto ricoprivo quel ruolo. La mia avventura è iniziata quando don Guglielmo Rigamonti era parroco di Sant’Ambrogio e per breve tempo è stato decano: in quel momento si stava costruendo la Caritas decanale e così mi ha chiesto di diventare responsabile. Inizialmente avevo il compito di coordinare e creare i gruppi Caritas del decanato; molti di questi c’erano già, ad esempio quelli per la distribuzione dei viveri e del guardaroba. Non lo definirei un compito faticoso, ma bisogna avere molta pazienza e tenacia, perché le cose non si fanno in un attimo».
Premio: il lungo impegno di Giuseppe Colombo
Diverse sono state le iniziative portate avanti con i volontari, anche di altri Comuni: «Di quel periodo mi ricordo quanto sia stato importante partecipare ai piani di zona della Asl, perché così abbiamo contribuito a fare rete e coordinarci meglio con altre realtà. Abbiamo realizzato un magazzino per i mobili, ce li chiedevano spesso a Giussano e allora con gli alpini lo abbiamo realizzato, avevamo anche lettini per i bambini. Alcuni volontari andavano a montarli. A livello decanale, avevamo costituito un osservatorio, sul modello di quello delle povertà e dei bisogni, con il coinvolgimento di parecchie realtà seregnesi impegnate nel sociale, una decina e più di associazioni». Colombo aveva pensato anche ad una soluzione per i senzatetto simile al piano freddo, pur se poi non fu realizzata: «Noi avevamo una preoccupazione a Seregno: gli uomini soli; c’era ancora monsignor Silvano Motta e lui ci aveva indicato una proprietà della chiesa che poteva essere trasformata in dormitorio. Alla fine, questa iniziativa non è passata, anche se avevamo il progetto pronto. Fortunatamente ora c’è Casa della Carità, un luogo straordinario che supera le mie più rosee aspettative sul futuro della solidarietà, anche perché esce dai luoghi soliti della solidarietà e si rivolge alla città».