A Copreno il vino del tredicesimo secolo: Martexano, il rosso che profuma di storia

Giuseppe Longhi, nella sua vigna di Copreno, produce un vino di cui si trovano tracce già nel tredicesimo secolo. La storia del Martexano.
Lentate sul Seveso vino Copreno
Lentate sul Seveso vino Copreno

Quando si porta alla bocca un calice del suo vino, non è soltanto un bel bere: c’è anche il sapore della storia. È una esperienza sensoriale che permette di fare un salto nel passato, indietro nei secoli. Giuseppe Longhi, nella sua vigna di Copreno, produce infatti un vino di cui si trovano tracce già nel tredicesimo secolo e, ancora in documenti dei duecento anni successivi. Era il vino prodotto proprio in queste zone e che Longhi, con tanta pazienza, sta riconsegnando agli appassionati e ai curiosi.

A Copreno il vino del tredicesimo secolo: un progetto nato dieci anni fa

«È un progetto nato dieci anni fa – racconta il viticoltore – e devo dire grazie a Matteo Turconi Sormani che è stato il seme dell’iniziativa. Io e lui condividiamo la passione per la storia, anche quella locale. E proprio Turconi mi ha raccontato di essersi imbattuto in un documento in cui si narrava della produzione di un vino, chiamato Martexano, nel territorio di Copreno. Avevamo anche accennato l’idea di farlo, perché sarebbe stato bello riscoprirlo. Qualche settimana più tardi, durante il pranzo di Natale, ho raccontato al suocero che avevo una mezza idea di fare il vino. Avendo un terreno di uno zio paterno, praticamente inutilizzato, è stato facile trovare un punto di partenza».

Il difficile era quello di mettersi alla prova prima di tutto in vigna. Longhi, in possesso di un diploma al liceo classico e di una laurea in storia, a cui ne ha poi aggiunta un’altra in teologia, non si è arreso di fronte a questo ostacolo. «Con il supporto del cognato che è un agronomo – racconta – ho posato cinque filari: due di nebbiolo, due di merlot e uno di cabernet. È stato lui a orientarmi nella scelta, facendomi presente quali sarebbero stati più ideali per questi terreni. Poi, strada facendo, l’incontro con altri addetti ai lavori per orientare sempre di più le mie scelte e arrivare a un prodotto sempre più di qualità».

A Copreno il vino del tredicesimo secolo: 500 bottiglie all’anno sulle orme della famiglia Porro

Dalla sua vigna, situata in via Selvette, in quella località definita storicamente col nome di Brera, Longhi ricava circa 500 bottiglie all’anno. Il vino è sempre cultura. Per lui, laureato in storia, è stato anche l’occasione per ripercorrere le orme dei Porro.
«Nel 1257 – racconta – da un monastero di Milano acquistarono un terreno in Valtellina. Da lì, probabilmente, la scelta di portare anche qui nella loro terra un vitigno capace di produrre quel vino che forse avevano apprezzato a tavola. Nel 1438 documenti parlano ancora di questa vite diversa dalla altre, il Martexano, a base di nebbiolo. Anche per questo ho iniziato il mio progetto con questa uva, che ha un clone chiamato Martexano».

Per i lavori in vigna Longhi si affida alla sua passione e a tanta buona volontà, con il supporto di esperti. Poi la vendemmia, che diventa una occasione di festa per tutta la famiglia e gli amici. In cantina anche tanta sperimentazione: metodi moderni, ma contribuiscono a fare rivivere la storia.

A Copreno il vino del tredicesimo secolo: l’illustre cugino Bordolese

Il vino di Copreno ha un illustre cugino, che finisce sulle tavole di tutto il mondo. Nei suoi uvaggi il vino prodotto da Giuseppe Longhi è piuttosto simile a quello che nel mondo viene conosciuto come «taglio bordolese». Ovvero i vini pregiati prodotti nell’area di Bordeaux, utilizzando cabernet sauvignon, merlot e cabernet franc. Sono conosciuti ovunque. Anche l’Italia, con gli stessi uvaggi, ha dato vita al Sassicaia, capace di ottenere più volte il titolo di miglior vino del mondo.

Longhi non ha questa pretesa con il suo vino, ma la base di partenza è buona. È vero che per fare dell’ottimo vino serve dell’ottima uva. Le qualità da lui scelte, però, notevoli. Anche lui ha il cabernet, dotato di buon corpo e ricco di profumi, a cui aggiunge il merlot che si distingue per la ricchezza di colore, l’eleganza e la morbidezza. Uno completa l’altro. Qui a Copreno, però, c’è anche un’altra aggiunta importante: il nebbiolo. Gli appassionati lo sanno: è il vitigno del barolo, quello dello sforzato di Valtellina. Uno dei più celebrati. A sua volta si caratterizza per l’eleganza e per la longevità.

Dieci anni di lavoro in vigna e in cantina di sicuro sono pochi: Longhi avrà bisogno di sperimentare e trovare il giusto equilibrio tra le sue uve. La convinzione, tuttavia, è che le sue bottiglie possano essere davvero importanti, se si ha la pazienza di lasciarle qualche anno in cantina e non si ha la fretta di stapparle subito. Resistere, anche per la curiosità di assaggiare questo prodotto unico, sarà tuttavia davvero difficile.