In via Udine, a Cesano Maderno, dove una volta c’era l’unica banca della frazione Villaggio Snia, che ha cessato l’attività nel mese di giugno, ora i pakistani si ritrovano per parlare, imparare l’italiano, qualcuno si ritira anche in preghiera. Ed è subito allarme moschea.
«Noi volevamo un punto di ritrovo. La nostra non è una moschea. La moschea è un’altra cosa, un’altra struttura, uno spazio come la vostra chiesa». Così Bashir Mubashir, 41 anni, da 12 anni in Italia e da 9 anni al Villaggio Snia. Lui fa parte di quella grande comunità pakistana che ha scelto di vivere al Villaggio e lui è tra i fondatori della “Associazione culturale islamica di Cesano Maderno”, che ha trasformato in spazio associativo l’ex Intesa San Paolo di via Udine
«La nostra finalità è stata trovare un luogo dove riunire la comunità pakistana. Alla Snia siamo il 40 per cento della popolazione straniera (circa 350) e così il 9 settembre abbiamo fondato un’associazione culturale. A luglio, dopo la chiusura della banca, abbiamo pensato che i locali di via Udine fossero perfetti. Abbiamo stipulato un regolare contratto d’affitto, abbiamo a disposizione un ampio parcheggio».
Sono 200 i metri quadrati occupati dall’associazione presi in affitto da un’immobiliare di Cesano.
Il sindaco Gigi Ponti butta acqua sul fuoco: “Non esiste alcuna delibera avente come oggetto la creazione di una moschea». Nell’ex banca ci potranno essere solo eventi a fini associativi e non di culto. La Lega Nord annuncia battaglia. «Siamo in contatto con alcuni abitanti del Villaggio Snia – dice Marina Romanò, capogruppo del Carroccio – Pensiamo di organizzare una raccolta firme. Ci muoveremo la prossima settimana». Nei comitati di frazione serpeggia un certo malumore per non essere stati coinvolti dall’amministrazione nella scelta sulla destinazione dei locali di via Udine.