Insoddisfatti degli indirizzi della giunta di Carate Brianza in merito alle tariffe da applicare nel periodo di emergenza Covid, i genitori della scuola dell’infanzia comunale di via Sciesa tornano a fare sentire la propria voce. Hanno protocollato mercoledì 3 marzo una nuova istanza, per “richiesta rimborso parziale retta scolastica”. Di fatto, ribadiscono quello che – in 46 firmatari – avevano già scritto al Comune il 20 gennaio. Vale a dire che “la soglia massima di partecipazione economica delle famiglie alle spese di funzionamento dei servizi educativi per l’infanzia pubblici, sarà pari al 50% della retta mensile, per quelle famiglie impattate dalla quarantena forzata”. Chiedono che lo sconto del 50% non venga ridotto “nel caso sia stato fatto un tentativo di Lead (Legami educativi a distanza, nda), a meno che la famiglia abbia riconosciuto un interesse apprezzabile”.
Perché siano tornati alla carica nei confronti dell’amministrazione comunale, è presto detto. Dopo varie anticipazioni verbali, il 18 febbraio la giunta di Luca Veggian ha deliberato gli indirizzi “in merito alle tariffe da applicare con riferimento al periodo emergenziale Covid-19”. In sintesi, l’esecutivo ha stabilito che l’esonero dal pagamento della quota fissa mensile vale per gli utenti del nido in relazione ai giorni di assenza e, per gli utenti delle scuole dell’infanzia, “proporzionalmente al periodo di assenza obbligatoria, solo nel caso in cui non sia stata attivata la didattica a distanza”.
Evidenziano mamme e papà – puntualizzando che la Didattica a distanza (Dad) è “impossibile” alla scuola dell’infanzia e che si parla di Lead – che “dal punto di vista didattico non è possibile equiparare un insegnamento impartito dai precettori ai rispettivi alunni in classe con quello che è mai successo a distanza”.
Diverse puntualizzazioni riguardano anche la fatturazione delle spese, tra cui la richiesta che il Comune riemetta nuove fatture al netto dello sconto che i genitori ritengono dovuto.