È il 14 febbraio 1916: le bombe piovono su Monza. È il primo bombardamento strategico della storia. L’obiettivo da colpire è una fabbrica di aerei militari con sede in via Marsala, accanto alla sede della Singer. Le bombe austriache però sbagliano bersaglio e fanno le prime due vittime tra i civili.
“I vandali” titolerà il Cittadino del 17 febbraio. “Sono giunti anche nella nostra città e sono giunti a Milano i predoni dell’aria. Usciti dalle loro tane, come pipistrelli, nelle brume della notte, sono passati, inosservati, al di sopra delle nostre difese di frontiera, e allora che la città andava svegliandosi e riprendendo il ritmo normale della vita attiva, essi hanno portato la morte su cittadini inermi e impotenti a difendersi. Così un popolo che pretende la prerogativa della civiltà usa delle armi più civili a fini barbarici”, scrive il settimanale.
E poi la cronaca: “La Stefani (la prima agenzia di stampa italiana, ndr) comunica in data 14 corr.: Sono comparsi stamane su Monza alcuni areoplani nemici che gettarono bombe uccidendo un uomo e ferendone altre cinque. Una bomba cadde nel recinto della Cappella Espiatoria”.
Ma il bilancio va oltre l’incursione di quell’ “aviatik tipo Taube che è giunto a Monza verso le 9”. Difficile da distinguere sullo sfondo di un “cielo leggermente velato” e che “dopo una serie di evoluzioni eseguite sulla città, si lasciava cadere quasi a picco librandosi a circa cinquecento metri, ed incominciava l’opera di distruzione col getto di una prima bomba”.
A San Biagio moriranno, in seguito alle ferite, Anna Maria Galliani e il ciabattino del quartiere che era uscito dalla sua bottega per vedere cosa stesse succedendo. Le bombe colpiscono San Biagio, ma anche l’area intorno alla chiesetta di San Gregorio dove c’era il vecchio carcere, una bomba cade nei pressi della Cappella Espiatoria, altre vicino alla chiesa delle Grazie vecchie. Altre bombe piovono su Milano e la risposta non si fa attendere: quattro giorni dopo gli aerei italiani bombardano Lubiana e uccidono un bambino.
A Milano come a Lubiana le cerimonie funebri mettono in testa al corteo la bara bianca di un bambino.