Uccise la moglie, condannato a 30 anni: era stato chiesto l’ergastolo

Non l’ergastolo, come chiesto dalla pubblica accusa, ma trent’anni di reclusione per reati di omicidio e maltrattamenti a Giorgio Truzzi, l’ex autista di Seveso che, il 19 aprile 2018, aveva ucciso la moglie Valeria Bufo, sparandole mentre era in macchina.
Valeria Bufo
Valeria Bufo

Non l’ergastolo, come chiesto dalla pubblica accusa, ma trent’anni di reclusione per reati di omicidio e maltrattamenti a Giorgio Truzzi, l’ex autista di Seveso che, il 19 aprile 2018, ha sparato alla moglie Valeria Bufo, uccisa mentre si trovava al volante della sua auto, ferma a un semaforo di Corso Italia, a Bovisio Masciago, e diretta alla stazione ferroviaria a prendere la figlia che tornava da scuola. La sentenza è stata pronunciata giovedì mattina dal gup del tribunale di Monza Silvia Pansini, al termine del processo celebrato col rito abbreviato.


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Il giudice ha stabilito un risarcimento provvisionale di 300mila euro a favore di ciascuno dei tre figli della coppia. In attesa L’uomo non era presente a palazzo, per assistere alla lettura della sentenza. Il pm Stefania Di Tullio aveva chiesto il massimo della pena, ma nella valutazione tra aggravanti e attenuanti (in attesa di conoscere le motivazioni) il giudice ha deciso per 30 anni.

Tra imputato e la vittima, come avevano accertato i carabinieri, il rapporto si era irrimediabilmente deteriorato, già parecchi mesi prima dal tragico epilogo. Un ruolo fondamentale, nel dramma, lo ha giocato la ludopatia che affliggeva Truzzi, 57 anni, e che l’ha mandato in rovina. Erano stati descritta come una famiglia felice, che viveva in una villa con giardino all’Altopiano, in via Umbria. Poi lo scenario cambia e la donna, prima della sua tragica fine, precipita in una spirale di aggressioni, scoppi d’ira del marito, minacce (anche di morte). Costretta a uscire sempre in compagnia di qualcuno, nel timore di incontrare l’uomo, perennemente a caccia di soldi. Da quanto emerso nella perizia psichiatrica, ora l’uomo sembra aver trovato una dimensione nuova all’interno del carcere, dove si esprime in cucina.