Sei anni dopo il Comune di Monza e l’ormai ex Gabeca pallavolo chiudono i conti della gestione del palazzetto dello sport versando all’amministrazione comunale 120mila euro. Era il 2012 quando la famiglia Gabana ha annunciato con una lettera alla squadra e ai tifosi di essere nelle condizioni di dover chiudere con il mondo del volley. L’Acqua Paradiso – questo il nome delle ultime stagioni in campo – era arrivata a Monza nel 2009 trasferendosi da Montichiari: militava nella massima serie.
In quello stesso anno il presidente Marcello Gabana morì in un incidente aereo e la squadra passò nelle mani della figlia Giulia e la Gabeca proseguì a Monza arrivando sempre nelle fasi finali del campionato.
Nel corso della stagione 2011-2012 la famiglia si trovò di fronte alla scelta di abbandonare lo sport per salvaguardare, a causa della crisi economica, le attività imprenditoriali, come spiegò allora Giulia Gabana.
LEGGI la lettera di Giulia Gabana nel 2012
Sono passati sei anni e da allora prosegue un contenzioso tra Comune e società sportiva, ormai in liquidazione, per una somma che l’amministrazione monzese ritiene dovuta da parte del privato: utenze e spese non pagate al momento della riconsegna del palazzetto dello sport, quella che poi si sarebbe chiamata Candy arena.
Il Comune rivendica da allora 154.811,59 euro di bollette da coprire (e alcuni lavori per reintegrare la struttura). La società aveva proposto 30mila per chiudere i conti, cifra rifiutata da Monza. Nel tempo il Comune si detto disponibile a riconoscere in cambio più di 30mila euro di lavori fatti dal privato nell’impianto da parte della Gabeca e giusto in questi giorni un accordo sembra alle porte: la giunta ha dato il via libera a un’intesa per il versamento da parte della ex società di 120mila euro, di cui 10mila alla firma, 80mila entro fine ottobre e il resto a rate. La famiglia firma l’accordo sottolineando che si tratta di una firma pro bono pacis, per il bene della pace: quindi lo fa perché la storia finisca e non perché riconosca le ragioni del Comune.