Formidabile quel pilota monzese. Capace anche, dopo essere stato chiuso in curva da James Hunt sul circuito spagnolo di Jarama, «di assestare a fine gara un fendente verticale sul casco del pilota inglese, che poi ammise aver perso quattro centimetri in altezza». L’aneddoto, citato da Pino Allievi della Gazzetta dello Sport durante l’affollata presentazione del libro, dimostra come Vittorio Brambilla avesse una personalità che mai si sarebbe conciliata con i rigidi canoni della Formula 1 attuale, sempre più asettica e perciò sempre meno capace di entusiasmare le folle.
Lui, il Vittorione, era invece un personaggio spontaneo, in grado di ritagliarsi un ruolo da protagonista nel mondo dei motori tra moto, kart e auto. La conferma arriva anche dal volume «Vittorio Brambilla – Il mago della pioggia» (Giorgio Nada editore, 28 euro), scritto dai monzesi Enzo Mauri e Walter Consonni. Quest’ultimo, classe 1952, aveva scritto il libro «Tino Brambilla – Mi è sempre piaciuto vincere» (Giorgio Nada Editore 2015), dedicato appunto all’85enne fratello maggiore di Vittorio.
Mauri, classe 1950, è invece al suo primo libro dopo una lunga esperienza come giornalista: è stato anche per 32 anni corrispondente da Monza del quotidiano Tuttosport. Il suo ampio archivio è stato fondamentale nella stesura del volume. Brambilla, nato nel 1937 e stroncato da un infarto nel 2001 nella sua casa di Lesmo, in carriera aveva anche vinto nel 1975 il Gran Premio d’Austria di Formula 1.
«Ho incontrato Consonni in centro – ricorda Mauri – e gli ho fatto i complimenti per il libro su Tino. Ma gli ho pure detto che, a quel punto, sarebbe stato un controsenso non farne uno su Vittorio».
Un paradosso sventato appunto con la stampa di questo libro, ricco anche di episodi e aneddoti poco noti. Brambilla, per esempio, era pure un provetto ballerino di rock and roll e di boogie woogie: memorabile fu un’esibizione serale nel salone dell’albergo a Long Beach, in occasione di un Gran Premio di Formula 1 degli Stati Uniti d’America Ovest. Ma il pilota monzese sapeva distinguersi anche nell’hockey su pista, nel ciclismo, nello sci e nelle bocce. Al motorismo sportivo arrivò dopo una sudata gavetta.
In bacheca mise due titoli mondiali conquistati, uno con i kart (classe 200 c.c., vittoria ottenuta sulla pista rossa dell’Idroscalo di Milano), l’altro con l’Alfa Romeo nella categoria Sport Prototipi, un campionato italiano di F3, un quarto posto finale nel campionato europeo di F2, una vittoria in un G.P. di F1, (quello d’Austria del 1975 a Zeltweg sotto la pioggia), e una pole position nel G.P. di Svezia. In totale, conquistò, in sette anni di gare, cinque pressoché completi e gli ultimi due con apparizioni sporadiche a fine stagione, 15,5 punti nelle classifiche della massima categoria dell’automobilismo sportivo. La prefazione del libro è del giornalista Giorgio Teruzzi, profondo conoscitore dell’ambiente motoristico monzese di quei tempi e attuale. Il volume è stato completato in un anno di lavoro.