Ultime battute per il 2021 dell’autodromo di Monza che, in attesa del Rally mondiale di metà novembre, ospiterà questo fine settimana le prove conclusive dei campionati dell’Automobile club d’Italia. Proprio lo stesso ente nazionale che attraverso la Sias gestisce l’impianto e che si prepara a chiudere un altro bilancio in rosso. Ma purtroppo le notizie negative per il Tempio della Velocità non si limitano ai meri conti economici.
Allargando il campo e cercando di dare uno sguardo all’imminente 2022, l’anno del tanto atteso centenario, il panorama che si prospetta è di lacrime e sangue. Lacrime da parte dei tanti amanti dell’impianto e sangue per chi l’Autodromo nazionale di Monza lo deve quotidianamente portare avanti. Anche in quest’ottica vanno inserite le due perdite di eventi come l’European Le Mans Series e il tanto atteso Dtm che, e per molti questo è un segnale inquietante, l’anno prossimo andranno a divertire il pubblico di Imola.
Più d’uno, anche fra gli addetti ai lavori, si sta chiedendo cosa accadrà immaginando che anche la gara principe, il Gran premio d’Italia, finisca sulla pista del Santerno prima della scadenza del contratto firmato in Brianza. Non è una rivalità diretta perché i giochi si fanno in piani più alti degli uffici situati nei due parchi, quello Reale e quello a fianco delle Acque Minerali. E quindi le scelte su chi appoggiare. Lo si è visto chiaramente nella decisione governativa di stanziare dodici milioni di euro statali per far correre Hamilton e Verstappen sul circuito romagnolo il prossimo aprile. Manovra lecita che ha preso in contropiede i politici locali e che dovrebbe far capire il rischio che Monza sta correndo per il futuro oltre il 31 dicembre 2022. Ma non è tutto qui.
Sias sta vivendo una situazione di malessere interno, con dipendenti scontenti e impauriti del loro futuro e, uscendo dal cancello di Vedano, ci si trova di fronte a un desolante quadro di stallo con le istituzioni locali, politiche, sociali ed economiche. Incontri ci sono stati, sia con Regione Lombardia e il Consorzio da una parte, e con i vertici di Assolombarda sul versante finanziario. Ma i frutti, ammesso che mai nasceranno, sono molto di là da venire. E, come detto, incombono altre priorità ben più concrete che non i fuochi artificiali di un centenario sempre più visto come un peso e non come un’opportunità.