Quiet, silence e back-spin non fanno parte del glossario brianzolo. Soprattutto le invocazioni al silenzio e al bon ton sfuggono dalle maglie dei tanti volontari al servizio, durante gli Open d’Italia. E così capita che il fermi tutti durante le fasi di gioco sfugga un po’ a chi, i moniti già loro silenziosi degli addetti ai lavori, non è portato ad ascoltarli. Il piglio british dei tanti giocatori internazionali è quello che induce a far spallucce. Anche se in fondo qualcuno fatica un po’ meno ad accettare, oltre che gradire.
Capita che qualcuno attraversi trasversalmente il percorso buca lontano dai “cross” predisposti, anche quando non dovrebbe. O che, più spesso, ci si accalchi accanto ai giocatori intenti a battere per vedere meglio, da vicino, come per saltare la fila. Mancanza di pedigree sportivo e confidenza con l’ambiente golfistico, certo, inevitabile destino di una manifestazione che con l’ingresso gratuito apre a tutti e proprio tutti riceve. Il curioso, il calciatore (Tacchinardi, Borja Valero, Simone Pepe, oltre ai Beppe Dossena e Michel Platini di questi primi giorni), ma anche il pensionato che inforca la bici, arriva al Parco e si incuriosisce di questo ambiente ovattato ed elegante. Ed è così che tra un caddy e un birdie, qualcuno di fronte a un colpo deciso faccia un applauso ed esclami a gran voce: “Usti, va che canunada…”. Yes sir, esattamente.
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