“Evviva l’Hockey Monza/ del nostro amor/ che sempre ci riempie di gioia/ il nostro cuor/ veniamo fin da Vedano e corso Milan/ per dargli gioia e dagli man/ di fede ce n’è d’avanzo/ non ce che dir/ ma il tifo del nostro Monza/ ci fa morir”. La sconcertante canzone celebrante le gesta agonistiche della squadra biancorossa data 1934, dodicesimo anno dell’era fascista. I bruttissimi versi di risulta sono opera del “medio-centro” Luigino Kullmann, che piega al suo personalissimo capriccio consonanze e apocopi per celebrare il miracolo sportivo dell’Hockey Monza. In effetti, dopo soli due anni dalla nascita, il Monza S.H.C. – pagato dazio alla novità dell’”ochei su pista” – sta scalzando il fulbar come disciplina congeniale al carattere dei noi monsciaschi, tenaci e caparbi da programma. Conquistato al Littoriale di Roma il quinto posto assoluto nel campionato italiano di Divisione nazionale del ’933 (Gianni Radaelli, Ambrogio Mauri, Luigi Kullmann, Federico Fossati e Massimo Colombo), i biancorossi – dodici mesi dopo – conseguono la quarta posizione ai Tricolori di Genova, disputati al Lido d’Albaro. La squadra – Mario Massironi, Ambrogio Mauri, Federico Fossati, Luigi Kullmann e Ettore Cega – cede soltanto ai futuri campioni dell’H.C. Novara, del Milano S.H.C. e del Dopolavoro Pubblico Impiego Trieste, chiudendo al quarto posto.
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“Va plaudito alla sportività dei nostro giovani che, in questo sport nuovissimo per noi, hanno saputo mettere Monza in primo piano nella scala dei valori nazionali”, commenta con laconica concisione Canzio Bertoldi sul “Popolo di Monza”. Fanalino di coda della competizione è la seconda formazione monzese in gara, il Fascio giovanile: il quintetto in nero (Rino Garlati, Franco Pellizzoni, Ermenegildo Colombo, Raoul Cedia e Luigi Colombo) chiude a zero punti in classifica e retrocede in Prima Divisione. Per l’edizione 14 del campionato italiano di hockey a rotelle, la F.I.H. – sulla scorta dell’Europeo ‘934 di Herne Bay, vinto dai padroni di casa (Italia quarta) – modifica il regolamento di gioco: d’ora innanzi, l’articolo 8 recita che “giuocando la palla, il giocatore non deve in qualsiasi momento dell’azione, sollevare alcuna parte della metà inferiore del bastone, al disopra della propria spalla”; l’articolo 11 “… la palla non può essere raccolta, spinta, portata … ad eccezione del portiere”; l’articolo 21 “… tutti i giocatori dovranno tenersi dietro di chi tira la palla ad una distanza non inferiore a metri 1,85; eccezione fata per il portiere che non potrà però oltrepassare la linea della propria porta più di 54 cm.”.
Le novità a norma accedono le speranze di successo dei pischelli in biancorosso. In effetti, i cambiamenti apportati avvantaggiano di molto gli atleti di casa, che privilegiano da sempre la tecnica di base a discapito della potenza fine a sé stessa. I giocatori dell’Hockey Monza applicano con profitto gli schemi pensati a tavolino – il salone delle 12 colonne si rileva più che sorpassato, anacronistico – sopperendo all’annosa mancanza di spazi a disposizione. “La pista complessivamente lunga 35 metri era effettivamente di 27 metri in quanto le porte erano sistemate alla altezza delle prime due colonne, lasciando uno spazio dietro alle due porte stesse di metri 4 per parte”, racconterà cinquant’anni dopo Luigino Kullmann, celebrando le nozze d’oro dell’Hockey Monza. Forgiata dalle difficoltà, nasce e si consolida sul campo la scuola monzese di “palla al maglio a rotelle”, fierissima antagonista dei più tignosi e celebrati centri del mondo hockeistico italiano (Novara, Modena e Trieste). Debitamente tirati a lucido, i brianzoli vorrebbero spezzare l’egemonia del Novara: l’acerrima rivalità coi piemontesi deriverebbe dall’umiliante disfatta rimediata dall’Hockey Monza nel girone preliminare dei Tricolori ‘933 a Roma.
Prima della partita, Ambrogio Mauri avvia trattative “diplomatiche” col portierissimo Lino Grassi: noi siamo al primo campionato italiano, voi una potenza. Il tacito gentlemen’s agreement dello sport vorrebbe che non vi impegniate alla morte contro di noi: mi sono capito? Grassi abbozza e concede: cinque reti di differenza a nostro favore ci può stare, qui la mano. Poi, in partita, l’Hockey Novara umilia i malcapitati monzesi per 17 a 0. Senza vergogna, i campioni in carica subissano di reti Radaelli; Grassi è spettatore non pagante al massacro. I biancorossi schiumano rabbia ma – galantuomini a prescindere – si complimentano cogli avversari con una piccolissima postilla finale: d’ora in poi, l’avversario da battere siete voi, chiaro? Le tardive giustificazioni di Grassi (“abbiamo esagerato”) trovano il tempo che trovano. “La fera di baloss la dura pocch”, sussurra imbestialito Federico Fossati. Infatti: dopo soli due mesi dal fattaccio di Roma, l’H.C. Monza – caricato a molla – costringerà al pareggio (domenica 18 marzo ‘934: 2 a 2) la maledetta corazzata novarese. Da qui in poi, l’accesissimo contrasto sportivo tra le due scuole di pensiero – Novara agonismo e tigna; Monza tecnica e perizia – sarà, fino agli anni ’90, il pane e il companatico della classica per antonomasia dell’hockey su pista italiano.
La richiesta di iscrizione al campionato italiano ‘935 viene spedita per tempo dai dirigenti monzesi, destinazione Roma. La raccomandata si perde per strada, probabilmente intercettata dai soliti noti che privilegiano – ma va – Parioli e la S.S. Lazio. A Monza non la prendono bene: “Il Monza non può partecipare al prossimo, vicinissimo campionato italiano di Divisione nazionale: e perché? Troppe righe occorrerebbero per rappresentare le figure luride e schifose di individui coperti da neri mantelli di ipocrisia – si scaglia con inusuale veemenza Kullmann sul suo diario personale – Ma i Monzesi, se non parlano, se non avranno giusta vendetta, sapranno bene rivalersi. Si ricordino di questi uomini che ancora oggi si celano dietro le quinte e non hanno il coraggio, perché vili e ipocriti, di entrare in scena. Oggi trionfano i subdoli. E chi se ne frega! Tiremm innanz”. Nella rassegna zoppa di Genova, dopo cinque scudetti di fila il Novara ammaina bandiera a vantaggio del Milan S.H.C. di Orazio Zorloni. Sarà, questa, il canto del cigno per la squadra milanese, mai più capace di riconquistare l’ambìto pezzettino di stoffa tricolore. Nel frattempo, sbollita la rabbia, i giocatori biancorossi sono in truscia per l’inaugurazione del “campo comunale di pattinaggio”, fermamente voluto dal podestà Ulisse Cattaneo, inzigato dal presidente dell’H.C. Monza, Alberto Redaelli.
Anche la Gazzetta dello Sport celebra con enfasi l’apertura dell’impianto di gioco: “Un tempo il visitatore che, giungendo dal Milanese, si fosse inoltrato attraverso il respiro di largo Mazzini per le costrette vie a serpentina del centro, all’esplorazione di Monza, sarebbe stato indotto a ricercare nei segreti del vetusto e dieci volte rinnovato Duomo (…) i segni storici di glorie remote (…) – osserva Erberto Levi – Ieri Monza si riteneva paga del suo impicciolo calcistico, seminascosto tra i prati, preda del fango l’inverno e schiavo della siccità l’estate; s’appagava di pochi terreni di bocce disseminati qua e là e di una sala sotterranea, frammezzata di innumeri colonne per i cultori dell’hockey; di una tradizionale società ciclistico-ginnico-atletica e della tradizione ormai statica dell’immenso autodromo (…) Oggi un mondo di sportivi appassionati ed entusiasti ha trovato, in questa cittadina alle porte di Milano, la sua Mecca: il mondo degli ocheisti e dei pattinatori a rotelle “. In soli quattro mesi di intenso lavoro, “sul lato lungo del triangolo dei boschetti reali sorge una costruzione modernissima dalle regolari misure internazionali e predisposta in modo che, durante l’inverno, si potrebbe anche farvi gelare l’acqua per l’hockey su ghiaccio. Ora si sta lavorando per l’allestimento delle tribune, dopoché il campo monzese sarà senz’altro uno dei migliori d’Italia e d’Europa”.
La pista eccentrica alla Villa Reale – ancora senza gradinate – viene inaugurata sabato 19 aprile con la disputa della prima coppa Città di Monza. Prezzo del biglietto: due lire per l’ingresso al campo; una lira in più per la tribuna. “Dalle ore 22.05 alle ore 22.30 il sig. Tosi dell’Hockey Milan eseguirà un esercizio luminoso su pattini a rotelle”. Chiusa la competizione amichevole, vinta dal Milan, “da domenica 19 corr. il campo resta aperto al pubblico”. La Monza sportiva saluta la novità gremendo da subito la tribuna principale del rettangolo di gioco: nasce in quei giorni l’espressione “andare ai boschetti” per celebrare – nella frescura del Parco – una città che lavora e si diverte al ritmo travolgente dei pattini. Nonostante la delusione romana, gli hocheisti biancorossi non stanno più nella pelle: il “campo comunale per il giuoco dell’hockey a rotelle” sarà il volano per fare di Monza la capitale del nuovo sport. Intanto, per cercare di rimediare alla fotta precedente, la Federazione caldeggia con forza la disputa in città del campionato italiano di Prima divisione, conscia – tra l’altro – dell’importanza cruciale della nuova pista di via Boccaccio per tutto il movimento. “Dal 14 luglio trionferà il Monza. Perché? Perché a Monza ci sarà un campo di hockey che sarà pure un centro di attrazione per tutte le squadre della penisola” si entusiasma Luigino Kullmann. In realtà, l’inaugurazione ufficiale dell’impianto rotellistico slitta a domenica 20 luglio: per assicurare il corretto svolgimento della rassegna tricolore – orfana della squadra del Catania “poiché tre dei suoi migliori elementi partiranno in questi giorni per l’Africa orientale italiana” – i soloni romani cooptano il Fascio giovanile di Monza: avessero la compiacenza di non protestare, i signori.
Martedì 22, il Popolo di Monza apre a tre colonne: occhiello: Pattinaggio a rotelle; Titolo: L’H.C. Monza vince il Campionato di/ 1 Divisione e la Coppa Città di Monza; sottotitolo: qualificandosi con l’Urbe in divisione Nazionale. “Monza è stata domenica e lunedì spettatrice di un avvenimento sportivo d’importanza nazionale: l’effettuazione del Campionato di I Divisione per l’hockey a rotelle. Se ciò ha potuto avverarsi, diciamo subito, lo si deve all’interessamento del Podestà comm. avv. Ulisse Cattaneo e a quello personale del Segretario della Fed. dr. Fabiani. Infatti, in brevissimo tempo la nostra città ha potuto avere un attrezzatissimo campo che sarà una palestra per gli allenamenti e per le reclute e che servirà senza dubbio a creare molti proseliti a questo sport dinamico adatto al temperamento fascista e che forse, potrà dare a Monza, in un avvenire che auspichiamo non lontano, un primato”. Nella mattinata di domenica ha avuto “luogo l’inaugurazione e la benedizione del gagliardetto e del campo che, come è noto, è stato costruito nel recinto della Villa Reale”. Hanno aperto il corteo “i Vigili urbani, i militi della Croce Rossa, i pompieri del Sauro e Civici, quindi la Banda dei Sindacati”.
In coda al corteo, pure la Gilera di Arcore ha “mandato due moto fiammanti del nuovo tipo V. T.”. Passando per via Italia, la manifestazione “saliva alla Villa Reale, recandosi nella Cappella dove don Maurilio Schieppati ha benedetto con una breve funzione, il nuovo gagliardetto sociale. Egli ha voluto con molta opportunità aggiungere due parole di auspicio per la nuova società, il cui miraggio è la salute dei giovani. Attraverso la Villa Reale si passa al nuovo campo che appare tutto pavesato e ancor più nuovo per lo sfolgorio del sole. Il Podestà taglia il simbolico nastro tricolore, quindi con le autorità presenti sale sulle tribune”. Poi, preceduta dalla esibizione della coppia Sironi-Zorloni, campioni milanesi ‘934 di pattinaggio artistico, parte la prima partita di campionato italiani di Prima divisione, avversari l’H.C. Monza G.R.F. Michele Bianchi e il G.R.F. Magnani di Bologna. “Le squadre si presentano nelle formazioni: Monza: Massironi, Mauri, Cega, Massimo Colombo, Kullmann. Riserva: Ermenegildo Colombo. Bologna: Arrigoni, Fungipani, Castellari I, Bazzani, Galloni. Riserva: Castellari II. Arbitra l’incontro il direttore di gara Gustavo Chiucini”. Il match è a senso unico: i biancorossi strapazzano i malcapitati emiliani per 6 a 1 (doppiette di Kullmann e Massimo Colombo, Cega e Ermenegildo Colombo; Bazzani su rigore).
Da qui alla fine della manifestazione, la squadra di Redaelli domina tutti gli avversari. L’unica partita tirata è quella con l’Urbe Roma, battuta per 4 a 1 grazie alle magìe di Gildo Colombo. “Sulla magnifica pista di hockey monzese hanno avuto luogo con una perfetta regolarità tutte le 5 partite valevoli per la classifica del campionato italiano – attacca il libro dei record dell’H.C. Monza – Il Monza Hockey Michele Bianchi ha voluto donare alla sua folla di veri tifosi una vittoria ridondante, il primo posto nella classifica dei campionati, segnando complessivamente 15 reti e ricevendone solamente 5. Da parte sua il Fascio Giovanile di Monza, composto da elementi giovanissimi (allievi del Monza) ha meravigliato addirittura per il suo terzo posto in classifica”. La chiusa finale è dell’anonimo articolista del Popolo di Monza: “L’H.C. Monza ha vinto con nettissima superiorità il Campionato I Divisione e la Coppa Città di Monza classificandosi per la Divisione Nazionale. Hanno vinto con forti punteggi e questa è stata soprattutto una dimostrazione che, se sono stati esclusi dalla Divisione superiore per un difetto nella formalità, essi sono degnissimi di militarvi”.