Estate ‘953. Il Monza di Peppino Borghi è in ritiro estivo al Sant’Eustorgio di Arcore per rompere il fiato e mandare a memoria gli schemi partoriti dalla mente geniale di Annibale Frossi. La squadra varata dopo la rivoluzione del calciomercato annovera “quest’anno di sedici giocatori, dei quali ben sei sono di nuova provenienza”. Prodotto della scuola caciavitt e scultore di professione – suo il bassorilievo di Coppi al Ghisallo – Paolo Todeschini saluta la seria A salvando, per la sua parte, il disastrato Palermo di Ninni Varglien. Il logorio fisico e la carta d’identità inducono il presidente Carlo La Lomia a svenderlo al Monza. Todeschini si commiata dalla Sicilia facendo il gesto dell’ombrello: in effetti, cantare e portare la croce per rimediare alle fotte dei soliti lavativi è insopportabile per chi ha corso – spesso a vuoto – a supplire alle deficienze altrui. Usurato medianone sinistro, Todeschini s’addanna invano a costruire gioco a favorire lo scatto di Melaid Gülesin. Due metri scarsi di assoluta nullità, Sükrü – il sorridente in turco – viene sempre surclassato dai difensori preposti alla sua marcatura: il suo preteso tackle è pauroso fino alla vigliaccheria. Unico pezzo forte del centravanti ottomano è il calcio d’angolo: Gülesin taglia una traiettoria arrotata che è spesso mortifera per i portieri dell’epoca. Ad Arcore, Todeschini – che è un asso agli scacchi – sfida alla scacchiera Giancarlo Forlani e si dilunga a dipingere le prodezze balistiche di Sükrü. Mezz’ala di buonissima qualità al Marzotto, Forlani abbozza e non s’impressiona, anzi. Laureando in ingegneria, Forlani piazza aperture sfolgoranti che mettono al gancio Todeschini: scatto matto. Per tutta la stagione entrante, i due giocati partite tiratissime al tavolino: il Todeschin per sancire la sua supposta superiorità; Forlani per rompere le scatole al sifulott de menta che pretenderebbe aver inventato lui, il trastullo.
Venduto alla Juventus per la bellezza di venti milioni di lire nel ‘946, Mario Astorri non sfonda nonostante l’assicurazione di Mazza: sarà il Piola degli anni Cinquanta, sproposita assai il presidente della Spal. Chiuso da Boniperti, Astorri viene ceduto all’Atalanta e poi al Napule di Eraldo Monzeglio. Ex bersagliere ciclista, il centravanti azzurro piazza un sensazionale uppercut ad un tagliaborse sorpreso a rubare vicino ad bar: l’inarrivabile creatività dei napoletani battezza seduta stante Astorri ‘o sceriffe. Cinque anni di quasi anonimato non aiutano il goleador: eppure Frossi – memore delle glorie passate del cannoniere – tenta la strada di recuperarlo al football che conta. Completano i nuovi arrivi il mediano Piazza – prelevato dal Magenta -, il cremasco Tambani, ala sinistra ex Teramo e il terzino Barberi, nato a Forti dei Marmi e prodotto delle giovanili della Juve. “Il Monza non pretende affatto di vincere a priori il campionato 1953-54 con questi giocatori – mette avanti le mani il corrispondente Alfredo Monòpoli – Lo spera, farà di tutto, ma non s’illude. La classe dei giuocatori avversari, i mezzi di talune società avversarie, sono ancora al disopra delle sue possibilità. Purtroppo, la squadra cercherà di fare quest’anno almeno ciò che ha fatto l’anno scorso, demandando al campionato seguente il risoluto tentativo per l’ingresso in serie A”.
L’Hockey Monza conquista per la seconda volta il titolo tricolore battendo – nello scontro decisivo – il Novara. Autentici enfants du pays, tutti i sette giocatori biancorossi – Bolis, Levati, Gelmini I, Gelmini II, Pennati, Zaffaroni e Arnaboldi – sono il prodotto di una educazione civica che coniuga educazione a soffrire e orgoglio municipale. La straripante prestanza fisica al servizio di un’idea di civiltà: questa è la scelta dirompente che travolge equilibri consolidati. Divenuta capitale riconosciuta del gioco dei scavolitt negli anni Trenta, la città onora al meglio la leadership assoluta sfornando in serie fuoriclasse della stecca. Il ricambio è rappresentato dai pinela che, nei cortili di ringhiera, domano poco alla volta la pallina di cacciù calzando trabiccoli che assomigliano – alla lontana – ai pattini di ordinanza. A settembre, sulla pista di via Boccaccio, “i campioni del mondo 1953 di pattinaggio artistico si esibiranno davanti ai monzesi”. L’evento – organizzato dall’Hc Monza e dal Circolo Pattinatori Monzesi – è una novità in assoluto, in Italia: “per realizzarlo si sono dovute affrontare enormi difficoltà organizzative e finanziarie, del resto comprensibili ove si passi in rassegna il sottonotato elenco dei campioni internazionali che saranno protagonisti della serata di gara: Lotte Cadenbach, campionessa del mondo ’53; Sigrid Knake – Gunter Koch, campioni del mondo a coppie ’53; Freimut Stein, campione del mondo ’53; Irma Fischlein, seconda classificata ai campionati del mondo ’53; Margot Holzappel – Herbert Beyer, seconda classificata ai campionati del mondo ’53 danza artistica; Kurt Weilert, secondo classificato al campionato del mondo ’53; Marga Schafer – Karlheinz Beyer, terza classificata ai campionati del mondo ’53 danza artistica”.
Andrea Oggioni e Iosve Aiazzi scalano per “la prima volta in due giorni la difficile parete Est della Brenta Alta nelle Dolomiti”. Oggioni, “capocordata, ci fa notare che la loro salita non ha nulla da invidiare alle varie: Cassin-Ratti alla Nord della Ovest di Lavaredo, Soldà sulla parete sud-ovest della Marmolada, Pilastro della Tofana di Rocies, Rivanes-Gabriel sulla Cima su Alto, via tutte già provate da Andrea stesso”. Tre anni di “caparbia volontà e di esemplare spirito di sacrificio sono occorsi da Oggioni ed Aiazzi per portare a compimento il loro ardimentoso disegno”. Avevano tentato nel ‘951 e nel ‘952, ma “sempre le forze scatenante degli elementi naturali li avevano dissuasi dal continuare: mezzo metro di neve tagliava loro la strada”. Dopo altri due assolti a vuoto ai primi di luglio, sabato 25 – alle 3.30 di mattina – i due accademici del Cai Roccia incominciano a arrampicare e vincono la tremenda sfida. “Due intere giornate erano occorse per coronare il tentativo: esattamente 31 ore di parete con 18 di arrampicata effettiva. Sono stati piantati 130-140 chiodi e 5 cunei di legno. Questo l’equipaggiamento: 2 corde da 40 metri (una di nylon e l’altra di perlon), un cordino di canapa per eventuale discesa forzata, 4 staffe, 3 martelli, 60 chiodi, 6 cunei, indumenti di lana e viveri”. Da notare che Oggioni e Aiazzi “sono stati avvantaggiati nella scalata per il loro affiatamento e per il fatto di portare direttamente gli zaini in ispalla”. Come dire: l’alpinismo by fair means all’ennesima potenza.
Il colombofilo Adamo Arosio di Lissone si laurea campione provinciale dopo le tre prove di Frosinone, Sparanise e Salerno. “Il vincitore costituisce la rivelazione annuale ed indubbiamente, se sarà mantenere in allevamento questo buon ceppo di sangue, lo vedremo ben piazzato anche nelle prossime competizioni”. Al posto d’onore “e con lieve scarto si è inserito Giuseppe Galli di Desio (Soc. Ferrea di Monza), campione provinciale 1951 e 1952”. Il primo monzese “è riuscito Iso Pozzi al 10.o posto, confermando le buone doti sei suoi volatori, ben preparati dal trainer Assi. La prestazione dei colombieri monzesi nella gara 1953 non è stata sicuramente una delle migliori, se pensiamo che proprio Monza ha dato vita a questo sport, successivamente praticato nei paesi vicini”. In classifica, dopo Pozzi, vengono poi Mario Crippa (16°), Guido Villa (17°) e Umberto Brambilla (19°). “Sin d’ora facciamo appello alle vecchie colombaie monzesi a cominciare da quella del Comm. Tornaghi, Cajani, Tagliabue, Carlo Colombo, Masciaghi, Tassoni, Brambilla ed alle nuove le più popolate rispondenti a quelle di Valentino Colombo, Borgonovo, Giovenzana, Pirovano, Crippa e Cairoli allo scopo di far ritornare alla nostra città il prestigio colombofilo tenuto per diversi anni”.
Nel ciclismo, Fiorenzo Magni vince due tappe al Tour de France e tre al Giro d’Italia, diventa campione italiano e sbanca – nell’ordine – la Sassari-Cagliari, il Giro del Piemonte, la Roma-Napoli-Roma e il Giro del Veneto. Giorgio Albani – a sua volta – trionfa in volata nella tappa Modena-Genova del Giro e si assicura la Coppa Bernocchi e il Circuito di Grottarossa. Donatone Piazza – secondo alla Parigi-Roubex – si riconferma campione italiano di inseguimento “dopo aver piegato ancora una volta l’ex iridato Toni Bevilacqua. La sua vittoria è avvalorata dal 6’13”4 che il secondo tempo ottenuto al Vigorelli ed il migliore di questi ultimi anni.” Nei dilettanti, nella 21ª edizione del Gran Premio Città di Monza, organizzata dal Pedale Monzese, successo di Paolo Bozzini (Us Azzini) che copre la distanza di 174 chilometri alla media di 39,100. Quinta posizione per il portacolori della Brianzola Arcore, Egidio Villa, seguito dai “pedalisti” Pagani e Lanzini. Nella 9ª Targa d’oro Magistroni, classica di chiusura della stagione ciclistica dei “puri” sulla distanza di 155 chilometri e nobilitata dalla presenza del campione del mondo Filippi, Rapaccioli batte in volata Ghisoni, Grassi e Rando; elevatissima la media dei quattro, che sfiora i 44 di media. Ma il clou della stagione agonistica cittadina è rappresentata della prima edizione del Criterium degli Assi.
“I dirigenti della Ciclisti Monzesi, con alla testa l’appassionato e zelantissimo segretario Sala, hanno voluto riserbare una magnifica sorpresa agli sportivi monzesi e della Brianza. Con molta abilità e non poca… pazienza, assumendosi anche rilevanti impegni finanziari, hanno difatti saputo portare a termine le trattative con i più noti assi del ciclismo nazionale, che si esibiranno la sera di lunedì prossimo, 7 settembre, lungo l’anello di piazza Trento e Trieste. Proprio durante la recente riunione di Torino, cui hanno partecipato i principali protagonisti dei recenti campionati mondiali, sono stati definiti gli accordi col neo campione del mondo Coppi, il quale non molti giorni prima aveva declinato l’invito. Saranno pure della partita: Bartali, Magni, Albani, Piazza, Gismondi, Carrea, Corrieri, Milano, Crippa, Leoni e Recalcati. Numerose sono le prove di programma ma il numero di centro consiste in un ”omnium” in tre prove (velocità – doppio giro a cronometro – traguardi) fra le tre coppie: Coppi – Piazza, Bartali – Corrieri, Magni – Albani con eventuale prova decisiva. Tutti gli altri corridori professionisti prenderanno parte ad una gara da eliminazione. Quali prove di contorno avranno pure luogo una gara di velocità per dilettanti ed una a traguardi per allievi. Le iscrizioni a queste gare vanno inviate dai corridori tramite le loro rispettive società, altrimenti non saranno prese in considerazione”.
La pista di piazza Trento e Trieste “sarà convenientemente illuminata a giorno e appositamente recintata. I biglietti d’ingresso sono presso la sede della Ciclisti Monzesi, Albergo Corona Ferrea, in piazza Duomo e presso i caffè del centro”. Sono stati venduti – per la kermesse strapaesana – 6.100 biglietti complessivi, per un incasso di 2.200.000 di lire. “La serata di lunedì a delimitare il perimetro di piazza Trento e Trieste durante lo svolgimento del Criterium degli Assi, vi era un ininterrotto assiepamento di folla: circa 10mila persone, cifra record per la città in fatto di avvenimenti sportivi. La numerosa gente non era solo composta dei vari deliranti per l’espressione imbronciata di Bartali od il volto di sfinge di Coppi, ma anche di miti fanciulle, di sagge e pacate madri, di severi padri di famiglia con relativa prole. Ed anche costoro, profani dei misteri delle moltipliche e dei tubolari, si sono uniti ai cori degli osanna, hanno osato modulare fischi; hanno chiesto autografi ai campioni, hanno preso viva parte alle gare in programma”.
Inevitabile la tirata moraleggiante del vecchio Giovanni Fossati: “Potenza dei vivi di oggi imperanti sulle scene sportive! Abbiamo però udita la voce di un ignoto quanto intelligente spettatore, dire le testuali parole: “Coppi, per essere ingaggiato, ha percepito mezzo milione tondo tondo; un illustre scienziato, un grande della cultura, un benefattore dell’umanità, invitato a tenere una conferenza o dar saggio del suo genio o a dispensare i suoi favori di antropofilo, non solo non percepirebbe una tale favolosa somma, ma neppure avrebbe la soddisfazione di vedersi oggetto di ammirazione da parte di una moltitudine”. Il pensiero si commenta da sé”. In realtà, Giovannino prende lucciole per lanterne. Squaderna la legge basilare della fisica non è un’opinione: ad ogni azione corrisponde una reazione uguali e contraria. Dunque, Coppi è il meglio fico del bigoncio in circolazione e viene pagato 500mila lire perché ha vinto il campionato iridato di Lugano, chiaro? La kermesse in notturna è poi “assurta agli onori dei giornali non tanto per il suo contenuto tecnico, come per un imprevisto incidente imputabile a nessuno se non a una fortuita circostanza, e del quale è rimasto vittima proprio Fausto Coppi”.
“Si stava per iniziare le seconda prova dell’omnium concepita su un doppio giro a cronometro disputato in parti eguali dalla coppia in lizza: parte il primo corridore il quale, compiuto il suo giro, si porta a ridosso del compagno, già in posizione di prendere quota, e con una spinta lo lancia. Pomposamente, in termine tecnico, la prova si chiama “doppio giro a rilevamento libero con partenza da fermo”: un staffetta ciclistica, poche parole. Ebbene, Fausto, innanzi di dover compiere la gara, si appressa al tavolo della giuria chiedendo che la corsa fosse tramutata in una semplice prova a cronometro (i due corridori compiono i giri di conserva e viene tenuto calcolo del tempo del primo arrivato) senza che questo nuocere gran che alla sostanza tecnica della gara già fissata. Motivo della sua richiesta, la non perfetta visibilità sulle curve con tema quindi di una possibile caduta sul ruvido asfalto. Ma se l’argomentazione del campione del mondo poteva essere giustificata dal timor panico di dover ancora far conoscenza col duro suolo dopo l’amara esperienza delle sue dolorose cadute e dalla tragica fine del fratello, non era però accettabile sotto il punto di vista dell’illuminazione.” Nonostante le 2600 lampadine e i potentissimi quattro fari piazzati alle curve di ritorno che “hanno illuminato a giorno la pista, determinando una spesa di più che rilevante”, il capitano della Bianchi ribadisce la presunta pericolosità del tracciato e nicchia assai.
Tetragono alle richieste di Coppi, Erminio Leoni – interpretando anche il “desiderio dei suoi colleghi, insistette perché il programma non fosse modificato. Quando toccò il turno della coppia Coppia-Gismondi, quest’ultimo, dopo aver compiuto il suo giro, si predispose per dare il cambio al suo compagno e caposquadra. Nel protendere la mano onde allacciarla a quella di Fausto e così spingerlo in avanti, Gismondi, tenendo con un sol braccio il manubrio, fu maldestro nell’operazione. Dovette pertanto pesare con tutto il corpo sulla ruota anteriore provocandone lo scoppio del tubolare. Sbilanciato, cadeva di macchina e travolgendo anche Coppi che già stava per prendere l’abbrivio: per disgrazia poi, il campione iridato restava irretito con le gambe nel telaio della sua bicicletta non riuscendo ad attutire la caduta. Si produceva così una piccola ferita lacero contusa al sopracciglio sinistro, una sensibile enfiagione allo zigomo ed estese escoriazioni alla coscia sinistra. Subito soccorso veniva portato da un vicino medico che provvedeva ad applicargli una graffe all’arcata sopraccigliare e cerotti alle parti contuse. Per un certo lasso di tempo si sospendevano le gare, inframmezzate poi da quelle dei dilettanti anche perché Fausto si era reso irreperibile a lungo, essendo andato a rassicurare la moglie delle sue non preoccupanti condizioni”.
Dopo un’ora “riappariva in pista per prendere parte all’individuale a punti, durante la quale si è mantenuto costantemente in coda al gruppo, sempre frenando prima dell’imbocco delle curve. Quindi, alla chetichella, se la svignava disertando l’individuale gigante. Strano, quando Coppi corre a Monza non gliene riesce una. Ricordiamo come due anni or sono, durante la manifestazione dietro motori organizzata dal Pedale Monzese sul circuito del parco, Fausto non riuscì, per un equivoco d’interpretazione del regolamento, ad ottenere il miglior tempo ufficiale sul giro”. Traditi nelle aspettative di partenza, gli spettatori subissano di fischi il fresco campione del mondo. “Un increscioso episodio invece di faziosità si è avuto durante l’ultima corsa cui ha preso parte Coppi. Un fanatico e sconsiderato, non contento dei fischi, volle con malgarbo indirizzare insultanti e epiteti all’indirizzo del campione del mondo. Si vide allora l’irritato Coppi fermarsi, scendere di sella e dirigersi alla volta dello screanzato per rispondergli a tono. E fu anche sul punto di prendere la bicicletta per lanciargliela contro, ma poi Fausto desistette dall’atto inconsulto e riprese sconsolatamente a pedalare”.
Il primo Gran Premio Montana è vinto dalla coppia Magni-Albani che distanziano di due punti Bartali e Corrieri. In dettaglio, questi i risultati nella serata in piazza Trento e Trieste – Eliminatoria professionisti: 1. Rigoni; 2. Casola; 3. Leoni; 4. Carrea; 5. Crippa; 6. Milano. Omnium a coppie: – Velocità, prima serie: 1. Corrieri; 2. Albani; 3, Gismondi- Seconda serie: 1. Magni; 2. Coppi; 3. Bartali. Due giri a cronometro: 1. Albani – Magni in 1’10”1; 2. Bartali – Corrieri 1’10”4; 3. Gismondi solo 1’11”3. Individuale a traguardi: 1. Corrieri punti 24; 2. Bartali 21; 3. Albani 19; 4. Magni 18; 5. Gismondi 17; 6. Coppi 6. Classifica finale: 1. Albani – Magni punti 13; 2. Bartali – Corrieri 11; 3. Coppi – Gismondi 6. Individuale professionisti, 60 giri – 1° Gran Premio Montana: 1. Magni punti 17; 2. Albani 14; 3. Gismondi 12; 4. Corrieri 12; 5. Leoni 6. Individuale dilettanti, 20 giri: 1. Zappa (Pedale Monzese); 2. Colombo (Ciclisti Monzesi); 3. Airoldi (Brianzola Arcore); 4. Pastore (Ciclisti Monzesi). Eliminazione allievi: 1. Domeniconi; 2. Magnoni; 3. Houl; 4. Casanova. Fiorenzo e Giorgio si scusano con Fausto (“Fischiano per troppo amore”, ammette a denti stretti Magni) e fanno delirare i monzesi. Il mazzo dei fiori scrocchia nel cellophane di ordinanza durante il giro d’onore. Mesterasc, danerasc concede Albani.