«Tutti questi mesi di stop mi sono serviti per mettere a fuoco i miei veri obiettivi: dopo la nascita di Vittoria non sapevo come e se avrei ricominciato, quanto tempo avrei avuto. Ora lo so: oltre che mamma voglio essere un’atleta professionista». Sara Galimberti risponde a metà di una mattina mentre è impegnata in un “giretto” con la figlia Vittoria Maria, nata nel mese di ottobre, e il cane. L’allenamento quotidiano è già in archivio, perché l’arrivo della bimba ha già insegnato anche a gestire il tempo. Pochi giorni prima, domenica 16 maggio, il ritorno alle gare: sulla 10km del programma della Milano Marathon con il pettorale numero dieci.
Vittoria, nel senso della figlia che l’ha salutata lungo il percorso e poi al traguardo si è presentata sorridente alle interviste ma anche nel senso del primo posto.
«Sono rimasta ferma dieci mesi, fin dal test di gravidanza positivo – racconta l’atleta di Giussano – Dopo aver partorito non vedevo l’ora di tornare ad allenarmi, ero molto motivata ma non sapevo che sensazioni avrei ritrovato. Ecco, ho vissuto tutto step by step e ho ritrovato la voglia di mettermi in gioco, di continuare e anche l’entusiasmo che forse avevo un po’ smarrito in una attività che era diventata routine».
Invece adesso c’è Vittoria, “una forza della natura” secondo la descrizione della mamma.
«In realtà la nostra vita, di mio marito e mia, non è stata stravolta da suo arrivo. Gli amici ci avevano preparato agli scenari peggiori, quelli tipo “corri adesso perché poi non avrai più tempo”, ma le nostre abitudini non sono tanto cambiate. Certo, adesso c’è una bambina al centro delle nostre vite, un grosso aiuto viene dai nonni e anche dallo smart working che sta permettendo a Marco di godersela in questi suoi primi mesi di scoperte. Ma la vera novità è che ora so che devo ottimizzare il tempo: ne ho meno da dedicare agli allenamenti e so che lo devo far fruttare, deve rendere. L’approccio giorno per giorno che ho imparato con la maternità mi permette di vedere tutto da una prospettiva diversa, migliore: non mi metto pressione, come in passato quando forse ho avuto aspettative troppo alte. Ho molte motivazioni e più resistenza: so che voglio correre, tornare ad alto livello e competere con le avversarie migliori».
Per farlo si è messa in mani sicure: tesserata sempre Bracco Atletica, si allena con Giorgio Rondelli (Cova, Panetta, Goffi) e quando non può correre in pista è seguita anche dal marito Marco Viganò, che si dedica all’Iron Man. Sponsor personale Adidas, è capitana della community Adidas runners.
Gli allenamenti documentati sui social la mostrano sempre leggera ed elegante in una azione di corsa che nel ritorno in gara si è rivelata anche redditizia in termini cronometrici (35’42” domenica, il suo primato è un 33’29” corso nel 2015 mentre più alto – 36’14” – era stato il tempo nell’ultima gara del 2019).
«Domenica ero più tesa che al via della gara degli Europei – scherza, ma non troppo – Ma è stata importante per togliere la ruggine, soprattutto mentale, e perché mi ha lasciato buone sensazioni. È stata una gara importante anche per ritrovare una sorta di normalità, al di là del distanziamento e delle mascherine.Speriamo che si possa tornare presto tutti, professionisti e amatori, a correre e gareggiare senza più paura di vedere cancellato un evento all’ultimo momento».
Il prossimo appuntamento in agenda? «Un 3mila in pista. Voglio gareggiare, mi serve».