Un grave lutto ha scosso il giorno di Pasquetta il mondo brianzolo dell’hockey su pista. A San Juan, in Argentina, a causa di una malattia contro cui combatteva da un biennio, si è spento a 44 anni Gustavo Abdala, che era stato giocatore dell’Axa Hc Seregno in serie A1 nella stagione 2004-’05. Soprannominato “Turco”, per le sue origini, evidenziate anche dal cognome, Abdala arrivò al PalaPorada nel novembre del 2004, dopo che la società aveva deciso di voltare pagina, archiviando la breve parentesi che aveva inizialmente visto protagonisti gli statunitensi Shane Enlow e Jeremy Allen, e subito si conquistò l’affetto dell’ambiente, per le sue doti di lottatore, diventando un beniamino dei tifosi.
Il suo contributo fu determinante per consentire al quintetto seregnese, guidato in panchina dal suo connazionale Mario Aguero, di conquistare la permanenza nella categoria, dopo una partenza tutt’altro che facile. Un obiettivo tanto più insperato, questo, all’indomani del terribile incidente stradale che, nella notte tra il 2 ed il 3 aprile 2005, aveva precipitato in coma l’altro argentino Francisco Marrocco, poi per fortuna tornato alla vita di sempre, privando la squadra di un prospetto di sicuro avvenire.
«Dopo il sinistro – conferma il dirigente Daniele Longoni – la salvezza fu il frutto in particolare della caparbietà di Gustavo e di Samuel Amato, che ancora oggi gioca in Italia a Bassano».
Longoni pesca quindi a piene mani nello scrigno delle memorie: «Gustavo era il classico atleta sempre nella mischia. Non si è mai risparmiato e credo che il grosso del tempo insieme lo abbiamo trascorso al pronto soccorso, dove lo portavo ogni volta che aveva bisogno di medicazioni. Era un vero guerriero, oltre che un amico. Nel 2005, Renato Citterio ed io partecipammo anche al suo matrimonio in Argentina e fu una festa indimenticabile. L’ultima volta ci siamo visti nel 2019: mi aspettò alla stazione dei pullman di Mendoza, per salutarmi e stare un po’ insieme. Allora stava bene: le avvisaglie della malattia si manifestarono in seguito».
L’ultimo flashback riporta ai primi giorni italiani di Abdala: «La prima trasferta dopo il suo arrivo aveva come meta Viareggio. Ci eravamo fermati all’autogrill e, qualche chilometro dopo esserci rimessi in viaggio, riscontrammo che lui non c’era. Alla partenza, non ci eravamo infatti accorti che fosse ancora in bagno. Seguirono telefonate a non finire per rintracciarlo, ma Gustavo risolse la situazione, facendosi dare un passaggio dalla cassiera per raggiungerci. Il tutto senza che ancora parlasse una parola di italiano». Abdala ha lasciato la moglie Silvana e tre figli. A causa dell’emergenza sanitaria, il funerale non sarà celebrato.