Vuoi tu Monza prendere in sposa questa Formula 1? Bene, con 68 milioni di dollari in tre anni si può. Bernie Ecclestone celebra il matrimonio con l’autodromo, mettendo l’anello al dito al circuito brianzolo e nelle tasche della Fom un aumento di 17 milioni annui, rispetto alle cifre valide sino al Gp 2016. E poco conta che siano nozze con scadenza, quella del 2019.
Dopo un fidanzamento di tira e molla durato due anni si arriva a un’intesa cercata sin dai tempi di Carlo Edoardo Valli presidente Acm. Che, per una singolare coincidenza, proprio nel giorno del rinnovo del contratto si trova a soffiare su 80 candeline. Il regalo, però, è tutto per Monza. Che sino al 2019 compreso ritroverà Ferrari, Mercedes e Red Bull in pista, grazie ai soldi di Aci e Regione, oltre che di Sias. Per un assetto di management che inevitabilmente, entro il prossimo ottobre, ridisegnerà proprio i vertici della controllata di Acm.
Tutti presenti, tutti felici, al momento dell’annuncio. Ci sono anche il presidente Fia, Jean Todt, e Flavio Briatore. Che ha seguito gli ultimi mesi della vicenda. Anche se a domanda diretta, l’ex Benetton scherza: «Se ho lavorato tanto? No, io sono sempre in vacanza» Il clima è disteso, quando Sticchi dice che «l’accordo è fatto, anche se per motivi giuridici e giurisdizionali lo firmeremo a Londra, nei prossimi giorni. Ma stamattina gli avvocati delle due parti hanno accolto e condiviso il tutto. Ora vogliamo un Gp d’Italia a Monza ancora più forte, questo territorio se lo merita. Nessuno ha la storia di Monza e questa storia andava rispettata. Spero che ora arrivino altri sponsor privati per un ulteriore salto di qualità. Eni è nella rosa di papabili partner, non sono tanti. E sono tutti italiani. Ma siamo all’inizio del dialogo».
«Per gli altri non saprei, siamo noi lo sponsor più importante», ammicca un soddisfatto Maroni. Che aggiunge sorridendo: «Verrò a Londra per essere sicuro che firmiate. Ma come una volta, vale la stretta di mano», aggiunge allungando la destra a Sticchi ed Ecclestone, chiedendo agli altri due di fare lo stesso. «Era importante trovare l’accordo, i dettagli si superano. Spero di essere a Monza non solo per i prossimi tre anni, ma per altri cento». Accanto a lui, Todt mette il cappello all’operazione: «Condividere questo momento storico per l’automobilismo mondiale è un grande piacere. Era una conclusione dovuta, per Monza. Che è vicina al mio cuore. E a mia volta spero che si resti qui a lungo», chiosa correggendo Ecclestone, «per altri 50 anni».
E dire che la mattinata, tra il tracciato monzese e il manager britannico, era iniziata assecondando note diverse: della serie amici mai, per chi si cerca come noi. Mister Bernie, arrivando nel paddock poco dopo le 10, fischiettava sibillino: «Si è parlato anche troppo di questo contratto», aggiungendo poi una spolverata di sufficienza nel rispondere alla domanda sull’importanza di Monza. «Cosa rappresenti per noi? Diciamo che continueremo a tornare qui ancora un paio d’anni».
Una condanna, più che una sentenza. Almeno nei toni. Stanchi, infastiditi. Anche per il colpo di coda che ha rischiato di complicare anche all’ultimo una vicenda già chiusa, almeno formalmente, da una decina di giorni.
Il comunicato di Formula Imola arrivato nella serata di giovedì proprio dal circuito bolognese metteva in guardia Sticchi Damiani dal firmare il rinnovo di Monza. «Resta inteso che il presidente dell’Aci procederà nella firma per Monza prima della decisione dei giudici amministrativi, se ne dovrà prendere la responsabilità», avevo minacciato dal circuito emiliano. Una scelta stigmatizzata nel merito e nei modi proprio da Sticchi, a stretto giro: «Io rispondo di me stesso, quel che mi danno fastidio sono le bugie», aveva spiegato il numero uno dell’Automobile club aggirandosi nel paddock.
Dove, con qualche ora di anticipo rispetto all’annuncio ufficiale, ha incontrato proprio Ecclestone e il presidente Jean Todt. Per chiudere con la cera l’intesa sui successivi tre anni. E consegnare il 2 settembre alla storia