La situazione attuale del calcio a Monza è la seguente: quasi tre milioni di euro di debiti, dei quali più di un milione di euro di soli stipendi da pagare entro il 15 febbraio; i contributi federali andati persi e per una parte, naturalmente già spesa, persino da restituire; un’istanza di fallimento da parte dei dipendenti depositata lunedì mattina e almeno altre cinque in arrivo da parte dei fornitori; una rosa ridotta al minimo sindacale con la maggior parte dei giocatori rimasti pronti a svincolarsi entro il prossimo 16 gennaio o al più tardi entro il 23; quattro punti di penalizzazione in arrivo ed un campionato da concludere necessariamente nella parte centrale della classifica per evitare il baratro dei dilettanti.
Non certo un’attrattiva per un nuovo acquirente, eppure di interessati alla società, a quanto pare, ce ne sono diversi. Tutto però passa da Dennis Bingham che starebbe cercando di rivendere il Monza il più rapidamente possibile. Secondo una ricostruzione dei fatti che assume sempre maggior rilievo, l’irlandese potrebbe aver ricevuto la società dall’ex presidente Anthony Armstrong Emery quale pegno a copertura di un debito contratto prima del crack di Ecohouse e quindi vorrebbe cercare di venderla per recuperare il proprio investimento.
Per questo non ci sarebbero state ricapitalizzazioni né tanto meno iniezioni di fondi freschi in cassa.
Nelle ultime ore però è sorto un giallo: al registro delle imprese, la nomina di Bingham quale amministratore unico è ancora in sospeso. All’ultimo controllo, risultato ancora Maurizio Prada come amministratore delegato e la Lucky Seven di Armstrong quale unico socio. E vien da chiedersi come Bingham possa vendere una società che di fatto potrebbe ancora non essere sua.