Atletica: Tortu e Lambrughi, i nomi brianzoli verso l’Europeo di Berlino

C’è una vigorosa spinta brianzola nel futuro dell’atletica italiana: sulla strada che porta all’Europeo di Berlino brillano le stelle di Filippo Tortu (rientrato in 10”16 sui 100) e soprattutto Mario Lambrughi, al quarto tempo di sempre sui 400 ostacoli.
Carate Brianza: Filippo Tortu con Giovanni Malagò, presidente Coni
Carate Brianza: Filippo Tortu con Giovanni Malagò, presidente Coni

Non è un momento di splendore per l’atletica italiana: nemmeno una medaglia ai Giochi olimpici di Rio de Janeiro 2016 (non succedeva dal 1966), soltanto un bronzo (Antonella Palmisano, 20 km di marcia) al Mondiale di Londra 2017. Però qualcosa sembra muoversi e la spinta più vigorosa in questo inizio di 2018, che porterà all’Europeo di Berlino (6-12 agosto), arriva dalla Brianza.


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A Rieti, nell’esordio all’aperto, Filippo Tortu ha corso i 100 in 10”16, a un centesimo dal suo personale e mercoledì 23 maggio a Savona è atteso dal confronto con Marcell Jacobs, mamma italiana e papà texano, nato a El Paso, che per ora ha fatto meglio di lui di 4 centesimi.
Tortu non è apparso entusiasta della sua gara, però è andato forte e non è stato l’unico, perché la sorpresona della domenica reatina porta la firma di Mario Lambrughi, 26 anni, compiuti il 5 febbraio, tesserato per la Riccardi Milano, capace di correre i 400 ostacoli in 48”99, nientemeno che il quarto tempo italiano di sempre, dopo Fabrizio Mori (47”54), Laurent Ottoz (48”52) e Gianni Carabelli (48”84).

Era dall’8 luglio 2005 che un italiano non scendeva sotto i 49” e così ha realizzato anche il miglior crono dell’anno in Europa nella specialità più musicale dell’atletica.

Lambrughi, studente di marketing a Milano-Bicocca, è un brianzolo doc: è nato a Monza, è cresciuto a Lissone, da dieci anni abita a Biassono, si allena a Giussano, sulla stessa pista dove si preparano Tortu e Vladimir Aceti (ma in orari diversi) con puntate a Vedano al Lambro, quando deve la lavorare in palestra. Ad allenarlo è Simone Vimercati, a spronarlo il padre, Luigi, mezzofondista amatoriale, più ancora della madre, Roberta, insegnante di educazione fisica al liceo Isa di Monza. Il basket ha cercato di rapirlo all’’atletica. Per sette anni ha giocato a Lissone, ma siccome era il più piccolo della squadra (184 centimetri), stava spesso in panchina.

Così ha scelto la strada giusta, cominciando dai 100 ostacoli, prima di passare ai 400, dove si è migliorato anno dopo anno: 50”84 nel 2014; 50”20 nel 2015; 49”35 nel 2016, anno in cui era stato convocato per l’Europeo di Amsterdam (eliminato in semifinale). Invece il 2017 è stato tutto in salita causa ripetuti infortuni. Uno gli è capitato anche in questo inverno, strappo al bicipite femorale destro e un mese di stop. Che non gli ha fatto male. Adesso lo aspetta il Golden Gala di Roma, il 31 maggio. E lì si capirà se Lambrughi può puntare davvero a una medaglia europea a Berlino.