Si arricchirà di nuovi nomi e altre storie il Bosco della memoria di via Messa a Monza, dove entro quest’anno sarà installato il monumento a ricordo dei militari arrestati e internati dopo l’8 settembre. Ad annunciarlo, nel Giorno della memoria, è stata Milena Bracesco, membro dell’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti e vicepresidente del Comitato provinciale per le pietre d’inciampo.
«Accanto ai landmark che si trovano al centro del Bosco della memoria sarà installato un monumento simbolico che vuole ricordare tutti quei militari che si sono ribellati all’esercito nazifascista e al governo della Repubblica di Salò – racconta Bracesco – sono stati numerosissimi ma di loro conosciamo ancora poco. Furono arrestati e deportati e molti di loro, più di 40.000 ci dicono i registri dei campi, non sono più tornati a casa». A firmare il progetto del nuovo monumento è Rosa Lanzaro, già ideatrice del Bosco della memoria. Una ricerca meticolosa sui militari monzesi deportati non esiste. «Di loro sappiamo poco – continua Bracesco – non riusciamo ancora a ricostruire le loro storie come è stato fatto per gli altri deportati della città, arrestati per motivi politici e razziali, ricordati nel Bosco della memoria». Un monumento simbolico che ricordi il loro rifiuto alla barbarie nazifascista sarà un primo passo verso la ricostruzione anche delle loro vicende.
Monza e il ricordo della Shoah: le ultime pietre d’inciampo
Un processo di recupero dei nomi, dei volti, delle vite che è in atto da decenni e che ha portato alla posa di oltre 75.000 pietre di inciampo in tutta Europa, diciannove a Monza. Le ultime tre sono state inaugurate lo scorso lunedì, nella ricorrenza del Giorno della memoria. In via Spalto Isolino in ricordo di Alessandro Pozzi, partigiano nella 55° brigata Rosselli prima e nella Brigata Issel in Valsassina, catturato e trasferito a Gusen dove morì il 4 aprile 1945. A San Fruttuoso, in via Marelli, davanti al cimitero, a pochi metri dalla casa dove abitava Luigi Ferrari quando venne arrestato perché aveva partecipato agli scioperi del 1944 con gli altri operai della Falck: morì a Gusen il 12 marzo 1945. E poi in via Amati, davanti al Policlinico, dove Dorotea Pisetzky Luzzati, venne arrestata nel 1945 perché ebrea mentre era ricoverata, e poi portata nel carcere di Bolzano dove morì il 28 marzo 1945. «Ricorrenze come quelle odierne – ha detto il sindaco Paolo Pilotto – sono occasioni di conoscenza e meditazione ma anche interrogativo sulle nostre esistenze individuali e collettive. E richiesta di impegno».