Un libro scritto a quattro mani con un bambino di 9 anni? Lo ha fatto il paleontologo Cristiano Dal Sasso con il figlio Stefano (“I dinosauri spiegati a mio figlio”, Piemme-Il Battello a vapore, 160 pagine, 16 euro). E allora un’intervista di un quasi coetaneo, Luca *, che di anni ne ha 8 ed è in terza elementare, quella dei dinosauri. Di cui, va da sé, è un grande appassionato.
Cristiano, come si diventa paleontologo?
Per passione e un po’ per caso. Oppure soltanto perché non passa la “malattia” che avevi preso da bambino quando hai scoperto i dinosauri e capisci che tu vuoi proprio fare quella cosa lì. Diciamo che ho voluto togliermi il dubbio, ecco.
E perché hai deciso di fare il paleontologo?
Quel pallino di cui ti ho parlato non mi passava, e ti faccio un esempio: quando da bambino camminavo in montagna dove andavo con la mia famiglia durante l’estate, ero curioso di sapere che cosa ci fosse sotto la suola delle scarpe. Volevo alzare le pietre e vedere se lì, per caso, ci fosse qualcosa. E in fondo è la stessa cosa che faccio ancora oggi.
Come fate a trovare i dinosauri?
Non c’è una bacchetta magica, né un metal detector per i dinosauri. Molti in realtà li trovano gli appassionati che vanno nelle zone geologiche o in qualche luogo già noto per i ritrovamenti. In altri casi si va dove indicato dalle carte geologiche, che sono mappe che ci dicono che lì è probabile trovarne e di quale era. Di certo non si va a caso.
Il T-Rex quante ossa ha?
Più di 250, comunque più di noi, perché aveva anche una coda molto lunga.
E il Giganotosauro?
In realtà alcuni pensano che sia più grande del T-Rex, ma potrebbero avere sbagliato a fare le misure: il migliore cranio che abbiamo è stato incollato forse con una colla troppo spessa e quindi non sono esatte.
Qual è il tuo dinosauro preferito?
Probabilmente Ciro, lo Scipionix samniticus, che per me è un po’ un figlio adottivo. E poi probabilmente lo Spinosauro.
E quello più simpatico?
Senza dubbio ancora Ciro. Il fossile dell’esemplare che abbiamo studiato era un pulcino, aveva gli occhi grandi, un po’ una mascotte, piumoso e morbido.
Ma qui dove abitiamo, vicino a Monza, c’erano i dinosauri?
Probabilmente sì. Sulle carte geologiche Monza e la zona a nord sono potenzialmente quello che viene definito un “alto strutturale”, al tempo dei dinosauri, quindi erano terre emerse e non erano con ogni probabilità sommerse dal mare. In particolare fra il Triassico e il Giurassico (circa 200 milioni di anni fa, ndr). Il problema è che oggi per trovare dei fossili qui dovremmo scavare in profondità per chilometri e chilometri, perché quando si sono create le montagne il “corrugamento” li ha spinti sotto.
* intervista preparata da Luca Rossin, 8 anni, terza elementare alla Dante Alighieri di Arcore