Il dinosauro lombardo rivive (o quasi) ai Giardini Montanelli di Milano, a un passio da Museo di storia naturale protagonista, con il suo staff di paleontologia, di tante e importanti scoperte internazionali negli ultimi vent’anni. Tra queste c’è anche il Saltriovenator, il grande carnivo del Giurassico che Cristiano Dal Sasso,Simone Maganuco e Andrea Cau hanno individuato a partire da un fossile scoperto a Saltrio, vicino a Varese, nel 1996.
LEGGI cos’è il Saltriovenator zanellai
Ora quel dinosauro diventa una scultura iperrealistica e a grandezza naturale – 8 metri di lunghezza – esposta ai giardini in modo permanente a partire da giovedì 22 luglio, come “icona rappresentativa del museo e delle collezioni che custodisce ed espone. Una posa vigile e non aggressiva, un passo naturale nel verde di una aiuola”. La riproduzione si trova a lato della scalinata che si affaccia su corso Venezia.
“Nel 1996 in una cava di Saltrio (Varese) Angelo Zanella scoprì un fossile eccezionale – ricorda l’istituzione milanese – . Poche ossa ma significative, che indicavano una specie nuova per la scienza: il primo dinosauro lombardo si rivelò essere anche il più grande dinosauro carnivoro del Giurassico inferiore e il più antico rappresentante al mondo del gruppo dei Ceratosauri. Dati questi record, alla fine del 2018 la prestigiosa rivista scientifica internazionale PeerJ pubblicò un articolo scientifico che descriveva in dettaglio Saltriovenator zanellai. L’idea di realizzare una ricostruzione dell’intero animale in grandezza naturale fu consequenziale”.
«Questa bella iniziativa di comunicazione è in realtà il frutto del lavoro di ricerca dei nostri istituti scientifici e museali, in particolare dei nostri paleontologi – dice Filippo Del Corno, assessore alla cultura del Comune di Milano – che, oltre a riconoscere il fossile del dinosauro durante gli scavi, hanno collaborato alla sua realizzazione in modo che fosse il più rispondente possibile ai risultati scientifici».
l dinosauro è stato realizzato in vetroresina ad alta resistenza “ma deriva da un lungo lavoro, iniziato al computer con una modellazione digitale in 3D (opera del paleoartista Davide Bonadonna), poi trasformata in oggetto fisico a grandezza naturale: un sofisticato robot a controllo numerico (Bat-Tech Italia) ha scolpito una maquette in polisitirene. Questa è stata poi rivestita di plastilina e scolpita a mano in tutti i dettagli della pelle da cinque modellisti (Alessandro Ambrosini, Denise Boccacci, Andrea Leanza, Andrea Masi e Francesca Penzo), sotto la scrupolosa direzione artistica di Mauro Scaggiante” di Geo Model.
Dopo il lavoro al computer, i calchi, quindi i positivi in vetroresina che sono stati assemblati su un basamento in ferro con finitura Corten tramite giunti interni di sostegno in acciaio. “La scultura assemblata al basamento e alla fascia didascalica pesa quasi 2 tonnellate, tanto che per trasportarla e posizionarla è servita una gru. Sul basamento sono state impresse orme identiche a quelle ritrovate fossilizzate nei dintorni di Rovereto, che sono state attribuite a dinosauri analoghi a Saltriovenator, vissuti nello stesso periodo geologico: l’inizio del Giurassico”.
Sul basamento una dedica allo scopritore Angelo Zanella e un codice QR lungo la recinzione che permette di accedere a testi e contenuti multimediali che spiegano il “dietro le quinte” della realizzazione. «Con un certo orgoglio siamo felici di ricordare che non solo la specie del dinosauro, ma anche l’intero progetto del suo “ritorno in vita” è rigorosamente Made in Italy – scrivono gli ideatori e realizzatori di un progetto che è durato nove mesi – La speranza di tutti coloro che hanno lavorato a questo progetto è che negli anni a venire questa ricostruzione possa essere d’ispirazione per tanti visitatori, grandi e piccoli, così come lo è stato e continua a esserlo il modello di triceratopo custodito nelle sale del Museo”.