«Il fenomeno della violenza contro le donne a Monza e in Brianza è in aumento». A dirlo sono i dati del Cadom, il centro aiuto donne maltrattate, che dalla sede di Monza tira le somme di un anno nero, il 2013: 288 persone seguite contro le 243 dell’anno precedente.
E le prospettive non sono migliori, dal momento che a settembre i casi registrati dal Centro sono già 200. In crescita anche gli episodi che coinvolgono minori passati nel 2013 a 263 contro i 225 dei dodici mesi precedenti.
Dai numeri nasce la risposta, il progetto Diade che è stato presentato lunedì 29 settembre in municipio a Monza: promosso dalla rete Artemide, raccoglie Comuni (Monza capofila), Procura della Repubblica, Prefettura, Asl Mb e privato sociale, sostenuti anche da ospedale San Gerardo e gli ambiti sociali distrettuali di Carate, Desio, Vimercate, Seregno.
«Il progetto Diade prevede l’ampliamento dei servizi attualmente disponibili – spiega il Comune – dall’accoglienza di ulteriori 4 ore la settimana a Monza, all’attivazione di 3 servizi territoriali a Brugherio, Lissone e Vimercate. Inoltre, tra l’altro, saranno implementate le attività di consulenza legale e di assistenza psicologica, i luoghi di residenzialità protetta e case rifugio, i servizi di mediazione linguistica e culturale, le iniziative di sostegno al reddito e di inserimento al lavoro».
«Con questo progetto – dice il vicesindaco Cherubina Bertola – continuiamo a sostenere interventi di aiuto concreto alle donne e ai minori ma anche a finanziare strutturate iniziative di formazione e prevenzione. L’aumento del fenomeno è anche frutto di una maggiore capacità maturata in questi ultimi anni nel cogliere le situazioni di degrado famigliare. Ma tra le cause c’è anche la crisi e le sue conseguenze, che amplificano situazioni di disagio già presenti. In questo progetto è anche significativa la presenza di numerosi soggetti e di persone molto motivate. Per risolvere il problema è ormai necessario mettere al centro della nostra attenzione e intervento anche le problematiche e i disagi espressi dalle figure maschili».
L’obiettivo fondamentale è migliorare il sistema di connessione tra i vari servizi, il monitoraggio e la raccolta dei dati, «oltre alle attività di formazione per tutti gli operatori» e alla ricerca di modalità di accoglienza omogenee «per la presa in carico di donne che si rivolgono a queste strutture in seguito a violenza domestica» a partire dal pronto soccorso ospedaliero.