Vimercate: il dottor Brambilla è tornato da Leopoli con i sorrisi ucraini

L'esperto vulnologo vimercatese è rientrato in Italia dopo due mesi ed è già pronto a ripartire per aiutare la popolazione ucraina

È tornato a casa il dottor vimercatese Roberto Brambilla dopo diversi mesi trascorsi a Leopoli a curare le ferite dei bambini nell’ospedale ucraino, ma ha già confessato di voler ripartire quanto prima a dare una mano con la sua associazione “Soleterre”. Lunedì 20 giugno è stato accolto da un lungo applauso in consiglio comunale, quando ha ripreso posto tra i banchi della maggioranza.

Vimercate: il dottor Brambilla e la sua esperienza

Ma che cosa rimane all’esperto vulnologo e primario dell’istituto Zucchi di Monza?È stata dura non solo per il lavoro in sé per il quale ho un’esperienza di 43 anni alle spalle, ma vedere quanto l’uomo può far male alle persone – ha affermato il medico vimercatese residente a Besana -, ma c’è anche un aspetto che mi dà speranza ossia la voglia di vivere degli ucraini. In una delle chiese che frequentavo ho visto celebrare tre funerali e due matrimoni segno che c’è voglia di andare avanti oltre la guerra”.

Vimercate: il dottor Brambilla e la voglia di vivere ucraina

Tra le cose che l’hanno colpito di più c’è la storia della piccola Yana. “Questa bimba ha perso entrambe le gambe eppure sorride, così come la sua mamma con una gamba amputata e l’altra ferita a cui ho spiegato che doveva essere operato nuovamente – ha aggiunto Brambilla -, e la mattina di quel giorno, quando sono entrato nella sua camera, mi guarda e mi sorride. Mi chiede a che ora la opererò. E poi sorridendo mi abbraccia. Ecco. Questa è l’Ucraina”.

Vimercate: il dottor Brambilla è pronto a ripartire nonostante tutto

La fatica e lo stress del volontario di “Soleterre” non manca anzi ha anche ammesso che “talvolta di notte ho gli incubi e sogno i bimbi feriti che ho curato”. La sua forza di volontà però non si ferma qui e continua anche da remoto ad aiutare i medici presenti a Leopoli e anzi ha già confermato che a breve tornerà a Leopoli per almeno un paio di settimane a dare una mano. “Quello che avverto è anche l’esistenza di una generazione ucraina a cui è stato tolto il futuro – ha concluso il vulnologo -, basta pensare che si vedono ragazzi di 16 anni armati che girano per le strade per difendere le città, perché i loro padri sono al fronte. Questi giovanissimi fino a febbraio erano tranquillamente a scuola e ora fanno tutt’altro”.