Non si è limitato a una denuncia ai carabinieri. Dopo il furto subito nella sua villetta a Villasanta, un 68enne ha scritto al presidente Sergio Mattarella, stanco di sentirsi “prigioniero nella mia patria”. Si è detto stufo del perbenismo dei politici italiani che non sanno intervenire con leggi adeguate e lasciano liberi i malviventi due giorni dopo l’arresto, vanificando gli sforzi dei carabinieri. Dal Presidente della Repubblica si aspetta risposte che non ha avuto dai leader di partito cui ha scritto personalmente.
«Noi da quella sera viviamo in una situazione di paura e forti emozioni – scrive il pensionato – ogni volta che vediamo la devastazione lasciata dai ladri».
D’altra parte quando il fratello ha cercato di sventare il colpo è stato minacciato, «se fai qualcosa ti ammazzo», gli ha detto uno dei topi d’appartamento, sorpreso in giardino mentre faceva il palo: un’esperienza inquietante che lascia un senso di insicurezza.
Nell’abitazione bifamiliare adiacente appunto a quella del fratello, i malviventi hanno colpito l’11 gennaio. «Mi hanno rubato 15mila euro circa tra contanti e gioielli – ha detto la vittima – questo più o meno il bilancio. Da poco la mia compagna si è trasferita a casa mia dalla Svizzera. Così hanno avuto la fortuna di trovare in cassaforte i suoi risparmi e i suoi gioielli. E poi c’erano 6mila euro miei, tenuti a portata di mano per lavori di ristrutturazione che sto eseguendo».
Un bottino cospicuo e facilmente smerciabile, insomma, racimolato da gente che sembra fosse ben informata. Erano le 18.30 circa e la casa era vuota. I malviventi hanno puntato diritti al piano inferiore dove ci sono le due cassaforti. Le hanno trovate nonostante fossero state nascoste con cura, dopo il colpo dell’agosto 2014. Hanno tagliato le grate delle bocche di lupo e poi tranciato le casseforti con un flessibile. È quel rumore che ha sentito il fratello. Girato l’angolo del giardino, si è trovato davanti il balordo che, pancia a terra, teneva d’occhio la situazione. Lo spavento è stato notevole, soprattutto dopo la minaccia di morte. La banda comunque non ha rinunciato al colpo e si è portata via il lauto bottino. Ha solo accelerato la fuga, abbandonando sul posto gli attrezzi da scasso che i carabinieri hanno trattenuto. I fatti sono stati denunciati e le indagini avviate. In casi come questi le possibilità di risalire ai colpevoli sono quasi nulle, tuttavia il pensionato si mette a disposizione delle forze dell’ordine per qualsiasi necessità, chiede aggiornamenti sulle indagini e spera che sugli arnesi da scasso vengano rilevate impronte digitali o altri elementi utili.