«È una cosa scandalosa: è da anni che il benzinaio è abbandonato in questo stato e nessuno fa niente». È lo sfogo di un corridore della domenica che, per andare a proseguire i suoi allenamenti al parco di Monza, passa per viale Lombardia, proprio accanto alla vecchia pompa di benzina Ip, poco prima dell’ingresso al Rondò dei pini.
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«È fallito con l’inizio dei lavori» sostiene un anziano del quartiere – San Fruttuoso – nel quale ormai si usa la parola “lavori”, esclusivamente per indicare la costruzione del tunnel che collega la Valassina con viale Fulvio Testi. Perché questi lavori hanno segnato, e continuano a segnare, anche dopo l’apertura del lungo passaggio sotterraneo molte strade limitrofe, coinvolgendo, tra l’altro, tre quartieri residenziali: San Biagio, San Fruttuoso e Triante.
L’area dell’ex distributore è recintata da alcune vecchie barriere arancioni, alle quali i pensionati normalmente si aggrappano per osservare i lavori in corso e, dal limite delle quali, sono soliti sbraitare qualche loro consiglio tecnico ai muratori. Ma all’interno nessuno scavo impone la presenza di anziani incuriositi. Una grande apertura d’ingresso suggerisce tuttavia che le macchine possono entrarvi comodamente, e, di certo, non per comprare della benzina.
Delle pompe di verde o diesel, distrutte dal tempo e dai ladri di metalli, è rimasto ben poco. All’interno dei distributori scoperchiati si intravedono diverse bustine ancora intatte contenenti preservativi pronti per l’uso. Ai bordi di tutto lo spazio si sono accumulate montagnole di macerie e immondizia di tutti i tipi: da stampanti rotte a cavi e tubi industriali, teli, sacchi, bottiglie. I vetri infranti dei contatori sono sparsi ovunque, le pistole sono state asportate con tanto di tubo, mentre i tombini, sotto i quali veniva depositata la benzina, scoperchiati e sostituiti da tappi di pattume in decomposizione.
Ma lo spettacolo più raccapricciante si nasconde dietro il vecchio gabbiotto del benzinaio, tutto scrostato e senza vetri. La struttura che dalla facciata potrebbe sembrare integra, è in verità quasi completamente distrutta.
Il retro, il lato destro e parte del sinistro sono stati staccati mentre la facciata e parte del tetto rimangono in piedi per una strana legge fisica. Quello che può essere chiamato interno è un letto di sporcizia e rifiuti, nel quale si può trovare di tutto: tavole di legno marcio, coni segnaletici, computer. Ma, ciò che a primo sguardo non si nota, si mostra con chiarezza solo dopo aver percepito uno sgradevole odore proveniente dal pavimento. Quello che si presenta a un visitatore diurno è un mare d’immondizia punteggiato di un rosso sciatto di preservativi usati e maleodoranti.
Nell’angolo sinistro è poi abbandonato un gabinetto che, per il suo colore bianco, svetta come una beffa in mezzo a tanto scuro ed inquietante degrado.
Se di giorno l’ex benzinaio è deserto, di notte si popola di prostitute africane e di clienti aguzzini. Il tutto a pochi metri dal rondò dei pini e dal viale Cesare Battisti. Se per Expo qualche turista volesse andare a visitare la Villa reale e il suo Parco o il meraviglioso centro storico monzese sarà costretto a passare proprio accanto a un tale scempio.