Tornano ad addensarsi nubi nere sul futuro della quarantina di vecchi tram abbandonati da anni nel deposito Atm di Desio e che la stessa Azienda municipale trasporti di Milano ha intenzione di demolire. «Tre mesi fa – spiega Stefano Paolini, uno dei promotori della petizione online diretta proprio ad Atm e alla Soprintendenza alle belle arti lombarda con la quale si chiede di salvare i pezzi più storici presenti nel deposito (è possibile ancora firmare cliccando qui, la raccolta firme ha già superato le 48mila sottoscrizioni) – gli ultimi aggiornamenti sembravano positivi. Il bando di demolizione era stato modificato e attendevamo di conoscere le decisioni di Atm. In questi giorni invece stanno arrivando le prime lettere che Atm Relazioni Esterne ha spedito a musei, associazioni e Comuni che hanno chiesto ufficialmente di avere un tram assegnato per preservarlo». Atm, nelle missive, ribadirebbe che «i tram di Desio sono tutti dei rottami, sono tutti gusci vuoti, non valgono nulla, altri uguali sono già preservati».
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«Ma non è vero – attacca Paolini -.Atm scrive di avere a cuore la preservazione della sua storia. Allora cosa si aspetta a creare il Museo dei trasporti di Milano? Vogliamo vedere questi tram. Vogliamo che Atm conceda un sopralluogo a Desio. Vogliamo che Atm apra un serio dialogo con noi sul futuro di questi tram».
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In totale si tratta di 42 tram, molti risalenti agli anni Venti e Trenta del Novecento: si tratta dei vecchi “gambadelegn” che collegavano Milano alla provincia, da Abbiategrasso a Vimercate, da Limbiate all’Adda. «Esemplari ormai unici, rappresentativi dei progressi della scienza e della tecnica di quel periodo» spiegano i promotori della raccolta firme. «Come la “Littorina” 114 che nel 1935 raggiunse la velocità record di 80 km/h sulla linea da Monza a Milano – percorsa in 15 minuti – stabilendo il primato di velocità italiano e contribuendo a dare lustro all’industria italiana del periodo. Ma anche dal punto di vista estetico, con le loro linee “belle epoque”, questi mezzi sono evocativi di un’era ormai scomparsa». I