Uno dei due fratelli indagati ha lasciato il carcere, a favore della misura misura cautelare più lieve degli arresti domiciliari. La decisione dell’autorità giudiziaria risale ai giorni scorsi, nell’ambito dell’inchiesta sulla bancarotta dell’autosalone di Varedo al centro di tante polemiche e denunce da parte di clienti che si ritengono truffati per aver anticipato soldi senza poi aver avuto la vettura acquistata.
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L’uomo può dunque beneficiare degli arresti domiciliari, mentre resta in carcere il fratello. La posizione del primo, secondo quanto riportano gli atti del tribunale, sarebbe infatti più marginale. I finanzieri della Compagnia di Seveso contestano una serie di condotte distrattive poste in essere nella gestione dell’autosalone. Attorno al concessionario multimarca si era già sollevato un polverone mediatico, dopo le proteste di alcuni clienti, che hanno denunciato apertamente di avere pagato per auto “fantasma”, dunque mai concretamente consegnate. Secondo l’accusa, la distrazione patrimoniale riguarda l’intera azienda (avviamento, dipendenti, beni strumentali e immobili) a favore di un’altra società.