Unione artigiani, l’allarme dei panettieri: dopo la guerra la farina costa il 40% in più. «Lavoriamo in perdita per non chiudere»

Proviene dall’Ucraina. I panifici hanno dovuto subire un impressionante aumento dei costi già prima del conflitto. La categoria chiede un intervento per tutelare la filiera
Panettiere
Panettiere Fabrizio Radaelli

La guerra ha fatto alzare anche del 50% il prezzo della farina. Dopo che, nei mesi scorsi, era già cresciuto del 150%. Una circostanza che preoccupa non poco i panettieri brianzoli, costretti a lavorare in perdita per mantenere il rapporto con i clienti.

“A 10 giorni dall’inizio del conflitto i costi delle farine di grano tenero provenienti dall’Ucraina, il granaio dell’Europa, sono cresciuti del 40/50%. – conferma Stefano Fugazza, presidente di Unione Artigiani, terza generazione di panettieri- Nel giro di anno sono aumentate del 150% e le scorte sono a rischio. Non possiamo scaricare questi aumenti in un colpo sul prezzo del pane. Si lavora in perdita per mantenere il rapporto con i clienti. Ma fino a quando noi panettieri potremmo reggere? Il caro energia ci ha già messo in ginocchio. Ci sono decine di panetterie a rischio chiusura.”

La situazione è grave e all’orizzonte non si vede una schiarita: “È destinata a peggiorare -continua- L’intera filiera del pane è ad un passo dal baratro. Da tempo sono impazziti anche i valori di burro, lieviti, olio, marmellate, cioccolato. Fra poco mancheranno i fertilizzanti che arrivano dall’Ucraina per i campi di mais, i coltivatori sono già alle prese con il caro gasolio agricolo, aggiungiamoci i costi dei trasporti oramai più che raddoppiati, le bollette per i forni con il gas che entro l’estate secondo le stime cresceranno di quali il 150%, i problemi dei cambiamenti climatici. Non possiamo pure escludere che qualche produttore italiano di grano sarà tentato di mantenere i suoi silos pieni per massimizzare i guadagni. E ora l’ultima mazzata”.

Il rischio poi è che a partire dal pane si scateni l’inflazione. “Siamo convinti che non si rinuncerà al pane di qualità artigiana – conclude il Segretario Generale di Unione Artigiani Marco Accornero – ma quanto sarà disposto a pagare il cliente medio? Serve un intervento sull’intera filiera, altrimenti fra poco troveremo il pane solo nella grande distribuzione.”