Con lo specchietto per le allodole della concessione di prestiti onerosi, da un minimo di 400.000 euro ad un massimo di 141 milioni di euro per ogni finanziamento, senza particolari garanzie e con bassissimi tassi di interesse (al massimo pari all’1%), in realtà mai erogati, sarebbero riusciti a intascarsi circa 750.000 euro con le spese di istruttoria, comprese tra i 2.200 e i 4.400 euro. Una truffa che sarebbe stata orchestrata da una 54enne di Lesmo, colpita giovedì 1 febbraio da un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari disposta dal GIP presso il Tribunale di Brescia ed eseguita dalla Guardia di finanza di Brescia (Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Brescia e Tenenza di Desenzano del Garda).
L’operazione delle Fiamme Gialle bresciane, chiamata Maga Circe, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Brescia, ha visto indagati complessivamente tre soggetti. Per gestire la maxi truffa, secondo quanto emerso dalle indagini sono state create due Fondazioni, una con sede a Cernusco Lombardone (Lecco) ed uffici operativi nel bresciano e una seconda in Svizzera con uffici operativi a Vimercate per attirare le aziende, decine, interessate a realizzare progetti, in particolare nell’ambito della green economy.
La prima Fondazione figurava come valutatore indipendente dei progetti: attraverso dei tutor veniva fatto un primo screening dei progetti presentati. Spesso, per rendere l’iter più credibile agli occhi degli ignari imprenditori, il giudizio era negativo e veniva formulato l’invito ad integrare i progetti che, in seconda battuta, venivano accolti.
La seconda Fondazione si occupava invece della erogazione (fittizia) dei finanziamenti attraverso contratto: le Fiamme gialle bresciane ne hanno sequestrati 143, stipulati attraverso un notaio svizzero, per un ammontare complessivi di 3 miliardi e 534 milioni di euro. Denaro mai effettivamente erogato: ogni volta saltava fuori un intoppo burocratico che faceva slittare l’effettiva elargizione. Nel frattempo, però, l’organizzazione criminale si era già intascata le onerose commissioni per un ammontare complessivo di 750mila euro, denaro ovviamente mai dichiarato al Fisco, e speso personalmente dal sodalizio (100mila euro dei quali, tra l’altro, è risultato siano stati giocati dalla 54enne lesmese ai Casinò di Campione d’Italia e Sanremo).
Gli indagati, tra l’altro, hanno stipulato i contratti di finanziamento in totale assenza delle autorizzazioni previste dalla Banca d’Italia che impone agli intermediari finanziari l’iscrizione in apposito albo, risultando così violato l’art. 132 del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, ovvero l’esercizio abusivo di attività finanziaria.