C’è una fetta importante del servizio ferroviario di Monza e Brianza nella top ten delle peggiori linee italiane. A dirlo è Legambiente con l’annuale indagine sui treni, Pendolaria, pubblicata nei giorni scorsi. La maglia nera spetta alla Milano-Chiasso, ovvero la S11, utilizzata ogni giorno da migliaia di pendolari, in un modo o nell’altro. La Milano-Chiasso riesce nell’impresa di piazzarsi al quarto posto assoluto tra le peggiori linee nazionali.
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“In Lombardia la linea S11, di circa 51 km e che collega il confine di Stato a Chiasso con il capo- luogo milanese, trasporta giornalmente oltre 40mila utenti giornalieri, maggiormente concentrati tra Seregno e Milano, nel cuore della Brianza – si legge in Pendolaria 2019 – Proprio in questo tratto si concentrano le maggiori problematiche tanto che, nel novembre scorso, anche i sindaci di Lissone, Desio e Seregno si sono mobilitati in sostegno ai pendolari della linea S11. Le proteste riguardano un lungo l’elenco di disservizi: ritardi giornalieri, corse non effettuate e soppressioni senza preavviso, carrozze piene a tal punto da non poter salire, mancanza di comunicazioni ai viaggiatori, treni nella maggior parte dei casi vecchi e non sufficientemente capienti. La Milano-Chiasso risente già oggi del passaggio dei treni internazionali che percorrono la direttrice verso il nord Europa e ancora di più ne risentirà con il completamento del sistema AlpTransit, previsto nel 2021. Questa linea è infatti parte integrante del sistema di collegamento ferroviario internazionale, ad oggi però solo parte dei lavori di ammodernamento e sistemazione delle linee è in corso”.
Insomma: non solo va male oggi, ma il quadro rischia di complicarsi in mancanza di interventi nell’arco di un biennio.
“Uno dei problemi più gravi – aggiunge il rapporto – è legato al fatto che questa linea si interseca a Seregno con la S9 (Saronno-Seregno-Milano-Albairate) che raccoglie un numero simile di passeggeri al giorno, anche in questo caso circa 40mila, creando un collo di bottiglia tra Seregno e Milano che aggrava ulteriormente i problemi in particolare sulla S9 stessa, ma in generale su entrambe le linee”.
Pendolaria 2019 è realizzato da Legambiente ogni dodici mesi per raccontare “il cambiamento, in termini di quantità e qualità, dei treni in circolazione e di conseguenza degli effetti sulla vita quotidiana dei pendolari di tutta Italia. Perché i disagi per i cittadini sono ancora rilevanti da Sud a Nord: in troppe aree del Paese i treni, anno dopo anno, si riducono; i tempi di percorrenza si allungano, con la conseguenza che sempre più persone abbandonano questa modalità di trasporto perché trovano convogli sempre più affollati, vecchi e con continue cancellazioni”.
E allora Pendolaria: cioè i pendolari da una parte e i disservizi che subiscono e l’aria dall’altra, la cui qualità, come tristemente noto, è pessima. Anzi: tra nord Milano e Monza si registrano i valori di inquinanti tra i più alti in Europa e un servizio carente su ferro non fa altro che spingere le persone a ricorrere all’auto, peggiorando la situazione.
“Il risultato è che molti sono così costretti a spostarsi in auto o pullman con evidenti ripercussioni anche sull’inquinamento delle nostre città” insiste il rapporto, che aggiunge: “A completare la classifica delle dieci linee peggiori, che nel complesso coinvolgono oltre 3 milioni di pendolari, troviamo tratti ferroviari che coinvolgono tutta la Penisola: la Milano-Chiasso, la Torino-Chivasso-Ivrea-Aosta, la Genova-Ovada-Acqui Terme, la Verona-Rovigo, la Terni-Sansepolcro, la Battipaglia-Potenza-Metaponto, la Agrigento-Palermo”.
«Il rilancio della mobilità su ferro nelle città e la condizione che vivono i pendolari devono diventare una priorità dell’agenda politica nazionale. Questo purtroppo non avviene» ha commentato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, sottolineando come la situazione che si vive da dieci anni sulle tre linee peggiori d’Italia è inaccettabile, è la conseguenza di drastici tagli e di disattenzione al servizio. Mentre si continua ad ascoltare delle promesse, il numero di passeggeri è diminuito fino al 30%.
“La classifica evidenzia come su alcune linee ed in alcune città, purtroppo, la situazione sia peggiorata e manca persino la speranza che qualcosa cambi. Eppure, da queste criticità si dovrebbe partire per rilanciare l’offerta di trasporto pubblico su ferro, con beneficio in termini di meno inquinamento e meno congestione nelle città, ma anche di qualità della vita e ridotta spesa per le persone. Il nostro Paese ha, infatti, bisogno di aumentare sensibilmente il numero di passeggeri che viaggiano in metro e in treno, se vuole migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi. Non solo, è questo tipo di progetti che saranno al centro dei finanziari del Green New Deal europeo, ma da noi si parla solo di grandi opere”.
Sono attesi nelle prossime settimane i nuovi treni acquistati da Trenord per iniziare a invertire la rotta.