Sono da poco passate le 17 ma il sole è già basso all’orizzonte. Svoltare sulla via “alla stazione Carate-Calò” significa immergersi nel silenzio e nel buio. Nel piccolo parcheggio che fiancheggia l’edificio della stazione torna la luce, che lambisce anche la corta banchina sulla parte frontale della stazione. La cui facciata è ricoperta di graffiti e scritte, espressioni di vandalismo che fanno solo da ingresso agli ulteriori (e ben più gravi) atti di vandalismo rintracciabili all’interno dell’edificio. A quest’ultimo si accede da una porta scassinata: tutte le altre sono chiuse con lucchetti, compresa quella della sala d’attesa, unico ambiente illuminato dove campeggia anche uno schermo con gli orari dei treni. Le sale al piano terra sono un’esplosione di oggetti tirati fuori da armadi o qui abbandonati, estintori tolti dalla loro sede, vetri frantumati.
Chiunque potrebbe accedere a documenti progettuali, ai registri che tengono traccia degli interventi manutentivi effettuati in loco e a ulteriori archivi. Ci sono sale con materiali elettrici e comandi ferroviari. Al piano superiore si trova un appartamento e sotto terra un’immensa zona cantinata. Ai fianchi dell’edificio si è creata una discarica abusiva e al suo interno è probabile che qualche senza tetto cerchi riparo.
È questa la fotografia dell’unica stazione ferroviaria esistente sul territorio di Carate Brianza. È la stessa che sussiste da anni, ma «vogliamo sensibilizzare, riportare attenzione sul tema» spiega Maurizio Schena, ex assessore al bilancio della Lega Nord e tuttora membro del direttivo del Carroccio locale.
«Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di disagio rispetto a questa stazione, che viene usata regolarmente perché ci passano treni, nelle ore di punta, ogni 30 minuti. Ma con il calare del sole, soprattutto le donne potrebbero sentirsi fortemente insicure a scendere qui».
Ecco perché per tutta la settimana, dalle 17.30 in poi, Schena ha organizzato un presidio “di semplice presenza”.
«L’immobile è di Rfi (Rete ferroviaria italiana), che abbiamo incontrato 2 anni fa per valutare la possibilità di un comodato d’uso per 9 anni che consentirebbe l’inserimento di associazioni in questo spazio – spiega il sindaco Francesco Paoletti – Abbiamo chiesto solo una cosa: la certificazione statica dell’edificio che tuttora, dopo ripetuti solleciti, stiamo aspettando».
«Attenzione che nel giro di 3 o 5 anni, questo sarà il futuro di tutta la linea – allerta Alberto Viganò del comitato pendolari del Besanino -. È infatti previsto che tutte le stazioni vengano private di presidio. La politica locale deve interessarsi concretamente di questo problema».