È stato assolto il villasantese che nel 2015, colpì un portiere con un calcio in pieno volto durante una partita amatoriale, procurandogli lesioni guaribili in 80 giorni.
Secondo il giudice per le Udienze preliminari del Tribunale di Monza si è trattato di uno scontro di gioco e non di lesioni personali gravi. Alla base del calcio non ci sarebbe stata insomma la volontà di nuocere ma, al massimo, la mossa maldestra di una persona che gioca a calcio nel tempo libero, ma nella vita fa tutt’altro. In particolare: il piccolo imprenditore. Il protagonista della vicenda è un 32enne di origine monzese ma residente a Villasanta, titolare di una piccola attività, sposato e padre di tre figli.
“In questi due anni non sono mancati per lui i momenti di ansia -ha detto il suo legale Francesco Ruffo- reati come quello che gli veniva contestato sono puniti con il carcere da 3 a 7 anni e non si può mai sapere, fino all’ultimo, come va una causa. Per fortuna c’è stata l’assoluzione con formula piena.
A breve saranno note anche le motivazioni della sentenza”. L’episodio da cui scaturiscono i fatti è una partita di un torneo amatoriale di calcio a 7 a Sant’Albino, diretto da un arbitro federale che, al momento dello scontro fisico tra i due giocatori, ha riconosciuto il fallo e ha espulso l’attaccante.
È successo agli ultimi minuti della partita e sembrava finita così. Invece l’infortunio di gioco si è rivelato piuttosto grave. Il portiere ha subito un trauma facciale con avulsione dentaria, è stato sottoposto a un intervento chirurgico e trascorso quasi tre mesi in malattia. Tutto, dal suo punto di vista, per un gesto volontario e intenzionale dell’avversario. Il portiere si è dunque rivolto a un legale e ha sporto denuncia-querela per lesioni personali gravi. La causa è ruotata proprio intorno a questo punto: la volontarietà.
Considerata l’assoluzione, è prevalsa la versione dello scontro di gioco: il portiere a fine partita ha tardato un attimo di troppo a chinarsi per aprendere il pallone. L’attaccante si è lanciato sulla palla quando era ancora a terra. La scarpa ha preso in pieno volto il portiere, con conseguenze di una certa entità ma ascrivibili comunque alle dinamiche della gara sportiva. Così ha deciso il giudice. L’episodio si chiude così a distanza di due annoi e senza il risarcimento di 10mila euro chiesto dalla vittima al villasantese. Lui, l’attaccante, tira un sospiro di sollievo: a tratti ha temuto di dover davvero scontare una pena detentiva per una partita di pallone finita male. E pure persa.