Otto anni di reclusione è la pena chiesta dalla procura di Monza nei confronti del 35enne di Seregno accusato dell’omicidio di Chetra Sponsiello, il 22enne di Civate, investito e ucciso la sera dello scorso 17 maggio a Monza, sulla Statale 36 prima dell’imbocco del tunnel di viale Lombardia.
Si attende ora la sentenza, prevista il 7 maggio, del processo attualmente in corso col rito abbreviato, davanti al gup monzese Silvia Pansini. Presenti con un legale anche i genitori adottivi del ragazzo, che però non si sono costituiti. Pesanti le accuse nei confronti del seregnese. Secondo la procura era lui che, alle 22.50 del 17 maggio, guidava ubriaco sotto la pioggia la Opel Corsa arrivata sulla scena di un primo tamponamento, verificatosi tra la Seat Ibiza nella quale viaggiavano il povero Chetra e la sua fidanzata ventenne di Olginate, e un’Audi A4.
La tragica serata aveva fatto registrare altri tre feriti, nessuno dei quali in pericolo di vita. Il 35enne, trovato positivo all’alcoltest (quasi tre volte sopra il limite di legge), nelle ore successive al fatto aveva negato di essere lui l’uomo al volante, addossando la colpa a chi, in quel momento, si trovava di fianco in macchina, ma, contro di lui, gli agenti avevano raccolto la testimonianza di un altro automobilista, estraneo alla dinamica dell’incidente, ma che si era trovato vicino alla scena in quei drammatici momenti.
Era emerso inoltre, che il trentacinquenne si fosse anche allontanato a piedi dal luogo del sinistro. Per questo motivo, la procura ha contestato anche l’accusa di omissione di soccorso, oltre a quella ovviamente di omicidio stradale. Ad aggravare la posizione inoltre, si era aggiunta la circostanza che non avesse mai conseguito la patente di guida. Inizialmente era rimasto a piede libero. Di seguito, dopo gli accertamenti più approfonditi della polizia stradale, era stato arrestato in virtù di un ordine di carcerazione. Chetra viveva in provincia di Lecco, a Civate.