Traffico illegale di rifiuti: coinvolte aziende di Desio, Arcore e Besana

Indagine della polizia ferroviaria di Milano e Dda, coinvolti 23 centri di raccolta con 19 indagati. Arrestato un 42enne a capo di una presunta organizzazione che sarebbe riuscita a movimentare illegalmente rifiuti per 82 milioni di euro.
Le indagini sono state svolte dagli agenti della polizia ferroviaria
Le indagini sono state svolte dagli agenti della polizia ferroviaria

Non si limitavano a stoccare i rifiuti ma li avrebbero lavorati fino a farli scomparire. O meglio: fino a renderli “non rifiuti” riutilizzabili attraverso una trasformazione in “materie prime secondarie” così da poterli rivendere a tre volte il loro prezzo, magari alla medesima ditta dalla quale li avevano acquisiti come rifiuti. Una procedura illegale in quanto eseguibile soltanto da aziende autorizzate.

Ci sono anche alcuni centri di raccolta della provincia di Monza e Brianza, a Desio, Arcore e Besana Brianza tra i 23 coinvolti (19 le persone indagate) in una indagine, iniziata nel 2012 e condotta dagli agenti della Polizia ferroviaria di Milano sotto la guida del dirigente Francesco Costanzo, coordinati dalla Dda del capoluogo, che ha portato all’arresto di un 42enne, O.S., accusato di traffico illecito di rifiuti.

L’uomo, già noto per il medesimo reato e stupefacenti, è stato arrestato giovedì mattina in provincia di Lecco dove lavorava come dipendente per conto di due ditte del settore che si occupavano di recupero di rifiuti ferrosi. Sarebbe stato lui a coordinare un’organizzazione criminosa (da qui gli è arrivata anche l’accusa di associazione a delinquere) composta da altre quattro persone, tre italiani e un tunisino tutti indagati.

Le due aziende per le quali lavorava: «hanno esercitato l`attività in modo illegittimo poiché ricevevano, sistematicamente, rifiuti di rame e ferrosi» dicono gli investigatori. Gli stessi rifiuti, aggiungono: «erano acquistati in nero ed erano ceduti ad altre imprese, previa falsificazione documentale» procedura che l’arrestato avrebbe adottato anche con le aziende brianzole.

O.S. sarebbe riuscito così a movimentare oltre 50mila tonnellate di rifiuti ferrosi, per un controvalore di circa 82 milioni di euro. Durante una perquisizione sarebbe tra l’altro stato trovato un “pizzino” con scritto «saldo petto di pollo», un appunto in codice che serviva per non dimenticare di saldare 100mila euro a un’azienda.

Gli agenti della polizia ferroviaria si sono insospettiti controllando il flusso di rifiuti in ingresso e in uscita: il primo era scarso, l’uscita era elevatissima. Ciò ha portato gli investigatori a ipotizzare che il materiale fosse lavorato e poi rivenduto illecitamente. O.S. , oltre che nel lecchese e in Brianza aveva contatti in tutta la Lombardia e in Sicilia. Le indagini non si sono ancora concluse e non è escluso il coinvolgimento della criminalità organizzata.