“Traffico di droga e di armi da guerra”, 30 arresti dei carabinieri di Monza e Brianza

Misure cautelari personali per 4 italiani e 26 marocchini, sequestrata droga per 23 milioni, il ruolo del presunto fornitore monzese delle armi
Alcune delle armi sequestrate

Droga e armi, anche da guerra, compreso un bazooka e bombe a mano, al centro della operazione Crypto dei carabinieri del comando provinciale di Monza e Brianza, coordinati dalla Dda di Milano, che ha portato a eseguire da parte dei militari del Nucleo Investigativo brianzolo, nelle prime ore di martedì 27 giugno, nelle province di Monza Brianza, Milano, Como, Pavia, Reggio Calabria, Catanzaro, Messina, Palermo, Trieste e Udine, 30 misure cautelari personali a 4 italiani e 26 marocchini per associazione finalizzata al traffico nazionale ed internazionale di sostanze stupefacenti, illecita detenzione, nonché porto e cessione di armi comuni da sparo e da guerra, riciclaggio e autoriciclaggio. Agli indagati sono stati contestati 221 capi d’imputazione.

Traffico di armi e droga: i presunti collegamenti con una famiglia di ‘ndrangheta

Gli stupefacenti secondo quanto ricostruito raggiungevano anche la piazza di Monza facendo il giro del mondo: provenivano dal Sud America (prevalentemente dall’Ecuador) e dalla Spagna e approdavano, nascosti in container nel porto calabrese di Gioia Tauro per poi arrivare le principali piazze italiane, a partire da quella di Milano dove l’associazione avrebbe costituito la propria base operativa. In particolare un commerciante di auto usate di Cusano Milanino, uno dei principali indagati, si sarebbe occupato degli affari tenendosi in contatto con i complici calabresi indispensabili per l’estrazione in modo “sicuro” della “merce” dal porto, appartenenti ad una nota famiglia di ‘ndrangheta da tempo operante anche in Lombardia (Bellocco di Rosarno)” dicono gli investigatori.

Sequestro di 3 tonnellate di hashish e 374 chili di cocaina: valore 23 milioni

L’inchiesta avrebbe consentito di ricostruireinnumerevoli compravendite di stupefacenti per un totale di 3.051 chilogrammi di hashish” del valore alla vendita di circa 12 milioni di euro e 374 chili di cocaina (valore alla vendita di circa 11 milioni). Il gruppo criminale si sarebbe anche occupato di un illecito commercio di armi da fuoco comuni e da guerra. Trovate e sequestrate mitragliette UZI, fucili da assalto AK47, Colt M16, pistole Glock e Beretta, nonché bazooka e bombe a mano MK2 “ananas”. Gli indagati avrebbero acquistato le armi “da un fornitore monzese condannato all’ergastolo per omicidio aggravato ed associazione mafiosa” dicono dall’Arma, ma che avrebbe beneficiato “di periodici permessi premiodurante i quali si sarebbe appunto dedicato alla attività illecita.

I telefonini cryptati e la droga destinata anche a Monza

Le indagini hanno avuto inizio nell’estate del 2020 attraverso “il ricorso massivo a servizi di
pedinamento ed osservazione sul campo
“, visto l’utilizzo “quasi esclusivo” di telefoni criptati da parte degli indagati, di qui il nome dell’operazione. Attivate naturalmente anche intercettazioni ambientali e video “anche nei luoghi abitualmente frequentati dagli indagati“.

Una volta che attraverso l’intermediazione del commerciante d’auto la droga arrivava nel Nord Italia, sarebbe stata venduta all’ingrosso per poi essere smerciata sulle piazze di spaccio di Quarto Oggiaro, Cinisello Balsamo e Monza. Per risalire alle fonti di approvvigionamento i carabinieri del Nucleo Investigativo brianzolo, nel febbraio del 2021, in pieno lockdown, hanno dovuto fare anche un pedinamento transfrontaliero in Francia e Spagna, in particolare nelle città di Nizza, Marsiglia, Barcellona e Valencia.

Determinante per l’indagine è stata inoltre l’acquisizione – mediante il canale di collaborazione Eurojust – delle chat di dialogo tra gli indagati (messaggistica, audio, foto e video)estratte in chiaro dalla piattaforma SKY-ECC su cui operano i telefonini criptati” durante una precedente operazione internazionale di polizia coordinata da Europol “che ne aveva abbattuto le barriere di codifica informatica“. Convinti di non poter essere intercettati i malviventi avrebbero dialogato tra loro “in forma estremamente esplicitacondividendo fotografie dei pacchi di droga e delle armi trafficate, dettagli di occultamento nei container e contrattando attraverso la messaggistica i prezzi delle vendite e persino festeggiando per un carico giunto a destinazione. Informazioni preziosissime che, insieme alle intercettazioni e osservazioni sul terreno raccolte da parte dei Carabinieri di Monza, “ha permesso di irrobustire il quadro accusatorio”.

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Denaro reinvestito in orologi di lusso, case e attività commerciali

Secondo quanto ricostruito parte dei presunti “ingenti guadagni” del traffico di droga, sarebbero stati reinvestiti in orologi di lusso “acquistati presso una gioielleria del centro di Milano“, beni immobili residenziali, attività commerciali, oltre che l’acquisto di nuovi carichi di droga.