Il signor Antonino ha iniziato a parlare la prima volta a settantacinque anni d’età mentre la signora Gianna ha ripreso a farlo a 70 anni, dopo trent’anni di silenzio e difficoltà a respirare. Entrambi segnati da interventi subiti in passato alla trachea in anni in cui la chirurgia faceva più errori di adesso, tanto da averli obbligati a non poter parlare in modo naturale né a sentire gli odori per ben settanta anni Antonino e per metà della sua vita la signora Gianna.
Nei giorni scorsi sono stati loro a raccontare in prima persona, parlando e scherzando come l’avessero fatto per tutta la vita, le loro esperienze: l’handicap vissuto per decenni dopo essere stati sottoposti a tracheotomie rimaste permanenti che li ha obbligati a poter respirare solo attraverso una cannula inserita a metà della gola e quindi a non avere passaggio di aria dalla bocca e dal naso per parlare e sentire gli odori. E dopo soprattutto l’incontro con il dottor Franco Parmigiani, direttore dell’Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Vimercate, che ha proposto loro un nuovo percorso chirurgico e terapeutico per riprendere le funzionalità perse.
«Se mia moglie era un po’ preoccupata, io ci ho pensato un giorno solo e ho deciso di essere sottoposto alla terapia per tornare a parlare» ha raccontato Antonino Martorana, oggi 75 anni, con tre figli e 35 anni di lavoro alle spalle, nato nel 1940 in Sicilia dove all’età di soli 2 anni si è ammalato di difterite, una malattia che con la medicina disponibile ai tempi gli ha fatto subire una tracheotomia con l’applicazione di una cannula in gola per respirare. Una situazione che è rimasta permanente finché l’anno scorso, andato all’ospedale di Vimercate per accompagnare la moglie in una vista, lui stesso è finito nelle attenzioni dei medici che l’hanno informato di nuove tecnologie mediche che avrebbero potuto fargli superare quella situazione.
La signora Gianna Comi, classe 1944 e quattro figlie, ha invece subìto il primo intervento alla gola a 17 anni ma in una seconda operazione quando aveva 33 anni le sono state paralizzate le corde vocali, una condizione che l’ha portata per 7 anni a una serie di difficoltà respiratorie non comprese dai medici, fino al punto di sottoporla a una tracheotomia che sarebbe stata permanente. «Fino alla scorsa Pasqua -quando sono venuta per una crisi respiratoria al pronto soccorso di Vimercate e quindi essere stata vista dal dottor Parmigiani- mi era stato detto che avrei dovuto convivere con la cannula per tutta la vita. E ora invece non è così».
I casi di Antonino e Gianna sono eccezionali non solo perché negli ultimi sei anni a Vimercate sono stati 35 i pazienti affetti da stenosi laringo-tracheali e trattati con metodiche diverse endoscopiche ed a cielo aperto, sia ricostruttive sia con resezioni anulari, ma perché «in letteratura non risultano altri casi simili descritti: è chiaro che l’unicità dei due casi è il tempo di permanenza della condizione patologica»spiega Franco Parmigiani. «I due pazienti hanno avuto coraggio non solo a sottoporsi a nuove terapie, ma anche a cambiare la propria situazione dopo così tanto tempo in quella condizione».