Esasperati. È questa la parola più adatta per descrivere gli abitanti della Cascina Bertagna di Caponago. Da quando, qualche anno fa il terreno adiacente alla cascina è diventato una cava di estrazione della ditta Vitali con annesso impianto asfalti, hanno dovuto affrontare e sopportare polvere, rumori, camion che percorrevano la via di ingresso alla cascina a velocità sostenuta e altri innumerevoli disservizi ma da quando circa tre settimane fa, sono iniziate delle preoccupanti vibrazioni delle loro abitazioni, la loro sopportazione ha raggiunto il limite. «Abbiamo paura di rientrare nelle nostre case dove continuano ad aprirsi delle nuove crepe sui muri, viviamo con l’ansia e il terrore che ci possano letteralmente cadere sulla testa. Sabato scorso i geologi che avevano installato delle apparecchiature all’interno di alcuni appartamenti per monitorare e scoprire cosa provocava le vibrazioni (professionisti pagati dai proprietari della cava, ndr) sono venuti a portare via gli strumenti e lunedì 20 puntualmente le scosse sono ricominciate» racconta Francesco Spezzano, che poi aggiunge: «Abbiamo avvertito due scosse distinte il lunedì e una molto forte martedì. A quel punto abbiamo chiamato nuovamente la polizia locale di Caponago che una volta uscita e accertata la situazione, ha nuovamente bloccato i lavori di escavazione, attualmente ancora fermi».
Secondo i primi controlli, le scosse siano causate dai lavori di escavazione delle ruspe che, nel tentativo di rimuovere alcuni grossi ceppi, battono su di essi con i pesanti macchinari creando delle vibrazioni che si propagano nel terreno fino a raggiungere gli appartamenti della cascina. «La scossa di martedì è stata veramente forte, è durata oltre 50 secondi, io ero in casa e mi stavo asciugando i capelli e appena la casa ha iniziato a vibrare sono corsa fuori. La cascina è un edificio vecchio è stato costruito nel 1846 e non ha neppure delle vere e proprie fondamenta», racconta con una voce che lascia trasparire tutta la sua paura Daniela Lupoli, la quale poi rivela: «Prima dell’arrivo della Vitali questa zona era un vero e proprio paradiso, non si sentiva un rumore ed era proprio un posto fantastico per vivere, ora purtroppo la situazione è ben diversa, la nostra pazienza ha raggiunto il limite, viviamo male non ne possiamo proprio più». Anche per Rosa Giacometti la vita è diventata insostenibile e la donna lancia una provocazione condivisa anche dagli altri residenti: « Siamo arrivati a un punto che se venisse la Vitali e ci proponesse di comprare le nostre case e i nostri terreni saremmo pronti a vendere. I nostri nervi sono al limite abbiamo una paura folle, non possiamo rischiare la vita per la negligenza di qualcun altro, bisogna trovare una soluzione definitiva». I residenti alcuni dei quali sono pronti anche a lasciare le proprie case trasferendosi da amici e parenti, aspettano con ansia i dati delle rilevazioni effettuate dai geologi negli scorsi giorni ma, all’unanimità, si chiedono se queste rilevazioni non possano essere fatte anche da un ente superiore come ad esempio Arpa: « Se a farle fosse un ente come Arpa sarebbe fantastico, nessuno potrebbe contestarle e forse si arriverebbe ad una soluzione definitiva».