Uno spettacolo di grande prosa italiana, tra i più rappresentati al mondo, (insomma, un classico per eccellenza), entrato di diritto tra le novità dell’attuale stagione. Una conquista non facile, per nulla scontata, per la “Filumena Marturano” che andrà in scena dal 9 al 12 febbraio al teatro Manzoni. Con il coupon sul giornale in edicola giovedì 8 e sabato 12 febbraio per ogni biglietto acquistato il secondo è gratis.
L’opera più conosciuta di Eduardo De Filippo trova nuova vitalità nel debutto alla regia teatrale dell’83enne Liliana Cavani e dall’interpretazione di due attori, Mariangela D’Abbraccio (Filumena) e Geppy Gleijeses (Soriano), che hanno da sempre Eduardo nella loro storia personale e professionale.
Scritta originariamente da De Filippo, con spunto da un fatto di cronaca, per la sorella Titina, Filumena fu poi interpretata da grandi attrici come, tra altre, Pupella Maggio, Valeria Moriconi (all’epoca con lei, nel ruolo di Diana, c’era D’Abbraccio) e Mariangela Melato. Oggi l’interpretazione è affidata all’attrice napoletana che debuttò proprio con Eduardo.
Lei giunge oggi a interpretare Filumena, ma la sua carriera è stata segnata, sin dagli esordi, da De Filippo e dalla sua opera. Il teatro di Eduardo è nel suo Dna di attrice.
«Questa interpretazione è un regalo enorme, una sorta di compimento del tragitto professionale che ho percorso. Il mio debutto con De Filippo fu totalmente casuale. In quel periodo volevo andarmene a Milano, al Piccolo, con Strehler. Poi lui mi vide e mi portò nella compagnia diretta dal figlio Luca e arrivai così nei più grandi teatri d’Italia. Una casualità che è divenuta la mia storia personale. Per questo, l’arrivare oggi a Filumena mi sembra naturale».
Cosa c’è di Mariangela D’Abbraccio nella Filumena in scena oggi?
«Innanzitutto spero tutte le dote migliori di Filumena, che è una grandissima donna: un esempio, un mito che ci appartiene, tanto amato dal pubblico. Spero, dunque, di essere all’altezza. La mia Filumena è piena di dignità e rispetto. Rappresenta la lotta del popolo, che chiede rispetto alla borghesia. Filumena vuole essere accettata, cerca la dignità pur in una vita tragica, perché si è meritata tutto il meglio».
E un’altra grande donna, questa volta del cinema, Liliana Cavani, è la regista dello spettacolo.
«Anche questo è per me un grande regalo. Stiamo parlando di un’artista enorme e qui ho conosciuto anche la sua grandezza di donna che, alla sua tenera età, diventa regista teatrale e mostra di saper capire il mezzo con bravura. Così tanto che lascia noi attori liberi; ci dirige, certo, ma ci lascia anche esprimere in libertà. E questo ha portato a un successo inaspettato, a critiche molto lusinghiere, non così scontate alla vigilia. Non potevamo certo immaginare più di così. Con la nostra Filumena si ride e si piange: è un viaggio completo nelle emozioni».